30 dicembre 2006

Beverage against the machine

La mia mente non è un luogo e il mio cervello non ha anticamera. Non è una macchina, non ci sono le rotelle, nè lampadine che si accendono. Non ci sono fessure per infilare le monetine e non ci sono tasti da premere, o, più pudicamente, da non premere. Non ci sono nemmeno pensieri che frullano o neuroni che muoiono di solitudine. Io dico di pensare, ma la verità è che non so cosa succede là dentro. Non so nemmeno se succede là dentro. Non so nemmeno se succede. Tenerci intorno la maggior parte degli organi di senso non sembra nemmeno un grande idea, visto che mi sembro ancora un singolo punto flottante con un corpo che ci penzola sotto.

- La mia faccia è qualcosa che appartiene agli specchi, non a me - (sì, ho pensato a tutto)

Non mi ero ancora fatto le domande e già mi avevano insegnato che non ci sono risposte. Che l'importante è farsi le domande. "Cogito?" ergo sum. Ma forse, forse, forse c'è qualcosa che non va. Saranno state quelle sbagliate, ma io qualche domanda l'ho fatta. E ancora non sento niente. "Sono" non si risolve mai e i denti rimangono stretti, mentre la 's' si allunga a dispronuncia. Sembra il suono di qualcosa che si sgonfia. "L'importante non è la meta, ma la strada percorsa" dice il manovratore di tapis roulant, ridendo sotto i baffi. Perchè non può che avere i baffi, neri e folti. Di tapis roulant lunghissimi, come quelli che ci sono negli aereoporti. Concetti banali, ma con il giusto ritmo. La mia ontologia è un'antologia. La mia etica è emetica. E malgrado belgrado, instant Boole instant Boole. La prima cosa che comprerò l'anno prossimo sarà lo stesso paio di scarpe che ho indossato quest'anno. E non sarò ricco.

- Natale non è il mio babbo -

Nei miei sogni c'è la regia: primissimi piani, carrellatte, filtri colorati. Nell'ultimo c'erano anche gli effetti speciali scadenti, per giunta. Una di quelle scene in computer grafica che saltano subito all'occhio per mancanza di naturalezza. Un insetto che cammina sulla mano di uno dei personaggi e io che penso: "si vede che è finto". Mi sono svegliato ripetendo il nome di questi insettini colorati, "nocetti", che da questa parte della realtà sembrano non esistere. Altri sogni poi, invece che premonitori, sono postmonitori. Rivivo scene del passato e scopro cosa ho fatto di sbagliato, imparo l'imbarazzo che avrei dovuto provare allora. Una forma di auto educazione sociale a posteriori, suppongo.

- Avrò buoni ricordi del 2infinto6 -

28 dicembre 2006

7/4

1/4. Il primo quarto è quello della luna. Gobba a ponente, luna crescente.

2/4. Il secondo quarto è un quarto d'ora. Accademico.

3/4. Il terzo quarto è un quarto di finale. 23 Aprile 2003. Milan - Ajax, 92'esimo minuto della gara di ritorno. 2 a 2. Manca l'ultimo minuto di recupero e poi il Milan è fuori dalla Champions. Ibrahimovic perde palla nella metà-campo del Milan, pressato da Brocchi. Palla a Nesta, poi Costacurta, che la passa a Capitan Maldini. Il capitano avanza qualche metro palla al piede, alza la testa e decide di fare un lancio lungo verso l'area dell'Ajax. Parte il lancio, la palla viene spizzata di testa da Ambrosini al limite dell'area grande, con un'elevazione impressionante. La sfera giunge a Inzaghi, che scoordinatissimo alza la palla in un pallonetto che sembra infinito. Che ricade in rete. Oddio, delirio. E' stato quello il momento in cui ho capito che Filippo 'Superpippo' Inzaghi è il giocatore di calcio più forte di tutti.

4/4. Il quarto quarto è così autoreferenziale che basta a se stesso.

5/4. Il quinto quarto è in realtà una quarta. Perchè "sotto la quarta misura non è vero amore".

6/4. Il sesto quarto è Quarto, provincia di Napoli.

7/4. L'ultimo quarto è Quarto Potere. Citizen Kane. Più che un film, una profezia.

27 dicembre 2006

Walk like an egyptologist

Bang bang, io sparo a te. Bang bang, tu spari a me. Sembra qualcosa che avrebbero potuto scrivere i Subsonica. Ora, fermi tutti e guardate attentamente la mia fronte. Vi fa ridere? Cosa c'è scritto? Sono un pagliaccio?!? No, non c'è problema, mi siedo volentieri sul sedile posteriore. Anche quando camminiamo per strada, mi piace restare qualche passo indietro. Per avere la situazione sotto controllo, sai. Mi guarderò anche un paio di volte alle spalle, per sicurezza. E c'è il risveglio, la mattina dopo. Quando dentro mi sento come pieno di tutto quello che la marea ha portato a riva, durante la notte. Si potrebbe pensare sia l'insieme di ciò che il mare rifiuta silenziosamente, di nascosto, senza pietà e con imbarazzo, ma non voglio dimenticare che invece la terraferma accoglie tutto: è una madre immodesta e caritatevole. Oh gioia! Dopo pranzo devo andare a fare i compitini. Compìto. Lasciatemi che stare che non ne voglio parlare. E se faccio il misterioso mi si nota di più.

Per festeggiare l'avvento del dAnno nuovo, riorganizzo l'amusica. La completezza è l'obiettivo. Si parte dall'Italia e si comincia con: Afterhours, Bluvertigo, Linea 77, Marlene Kuntz, Marta sui Tubi, Moltheni, Moravagine, Morgan, Negramaro, Otto Ohm, Subsonica, Tiromancino, Tre Allegri Ragazzi Morti, Verdena. Segue. L'ordine mettetecelo voi.

24 dicembre 2006

Verdure nello scanner

Sì, alle tre di notte tutte le luci sono appariscenti ed ipnotiche, soprattutto quelle ai lati dei cancelli d'entrata delle abitazioni. Forse perchè di notte nessuno vi entra più quindi l'atto del passaggio si sposta su un piano metafisico. E i baci hanno il sapore del tabacco. Oggi un'altra persona è finita nella lista degli inaffidabili. E' una lista particolare, si allunga più velocemente di quanto si accorci. Sì, banalità: è facile entrarvi, difficile uscirvi. No, perché trovo fastidioso chi inizia una frase con "no". A meno che non segua una domanda che preveda quella risposta. Non capisco, ora non dovremmo star camminando sulla neve o su un sottile strato di ghiaccio, ridendo nervosamente per la difficoltà di mantenere l'equilibrio? Ti va di andare al mare insieme? Farà freddo, ci portiamo una coperta e qualcosa da leggere e la pelle. Il giorno che smetto di ascoltare quello che la gente cerca di dirmi, sopprimetemi. Come se lo avessi mai fatto. Il desiderio di mezzo è sempre il più difficile. Io chiedo di potermi perdere ancora. Domani mi sveglierei e troverei un grande fiocco a nascondere il mio egoismo. E d'ora in poi fare finta di non volere.

21 dicembre 2006

I'm mortale

Parte il cronometro.

Frontespizio emo: queste feste mi pigliano malissimo, non le sento affatto. Non le ho mai sentite le feste, ma queste sono da incatenarsi alle rotaie del treno. Mi vado a tumulare nel controsoffitto e ci vediamo il 7 mattina. Portatemi il vitto.

Noi è troppo ambiguo. Potrei star parlando di me e te che mi stai ascoltando, o di me ed un'altra persona, escludendo l'ascoltatore. L'ambiguità alla base di molte canzoni d'amore.

Nonostante tutta la mia rabbia, sono ancora solo un topo in gabbia. Fa rima anche in italiano.

Esercitazioni di scrittura creatina. Il doping delle parole e vincono sempre le stesse storie, come nel calcio vincono sempre le stesse squadre. A nessuno si può negare di sentirsi per un giorno come un novello Hemingway o la reincarnazione di Bukowski, bastasse una sigaretta in una mano e un bicchiere di liquore nell'altra. Perchè l'arte ci eleva al di sopra della nostra miserabile vita e l'artista è il moderno prometeo che ci dona il fuoco a discapito della propria incolumità. Certo.

Non c'è veramente niente da festeggiare, niente da ostentare. Mmmh, lamentoso, sìsì, lamentoso. Depravato, lussurioso, disperato, sporco, voglioso, bastardo, insensibile, picchiatello, rancoroso, banderuola. Sono stanco anche io delle insignificanze che si presentano rumorose come gli eventi che non sono. Col passare del tempo, la realtà percepita non si fa nè più facile nè più difficile, solo sempre più strana. Non vale la pena di fare progetti se non vuoi incontrare ciò che te li farà mettere da parte.

Ancora sempre troppo distanti.

Sono un capo di bestiario.

Stop al cronometro.

Eliminato.

18 dicembre 2006

Intermezzo :: Traduzione di Jose Gonzalez - Heartbeats

Perchè pare che un buon numero di internaufraghi capiti qui sopra cercando la traduzione della canzone nel titolo. Traduzione che io non ho mai scritto, ma che ormai mi sento in dovere immorale di fare. Non è una traduzione letterale, ché non sono in grado e ne uscirebbe una schifezza. Ho tentato di mantere il senso della canzone, almeno per quanto mi è dato capirlo. Perdonate errori, orrori, ori, incensi e meraviglia.

Jose Gonzalez - Battiti di cuore

Una notte per essere confusi
Una notte per mandare più veloce la verità
Avevamo fatto una promessa
Quattro mani e poi via

Entrambi sotto effetto
Avevamo il senso divino
di sapere cosa dire
la mente è la lama di un rasoio

Chiedere mani dall'alto
Adagiarcisi
Non va abbastanza bene
per me, no

Una notte di magica fretta
L'inizio un semplice tocco
Una notte per premere e urlare
E poi sollievo

Dieci giorni di melodie perfette
I colori rosso e blu
Avevamo fatto una promessa
Eravamo innamorati

Chiedere mani dall'alto
Adagiarcisi
Non va abbastanza bene
per me, no

E tu, tu conoscevi le mani del diavolo
E tu, ci hai tenuto svegli con denti di lupo
Condividendo battiti di cuore differenti
In una notte

17 dicembre 2006

Bersagli in un luogo sincero

Se nella finestra di camera mia vedo riflesso l'interno della stanza stessa, può voler dire solo due cose: o qui dentro c'è troppa luce o là fuori c'è troppo vuoto.
Il bisogno di musica che sento adesso è difficilmente esprimibile a parole. La ciclica necessità di sentire suonare i Verdena è riaffiorata e batte i piedi per riempire da sola la scena: voi ignoratela.
Che fascino i numeri senza unità di misura. Ad esempio è necessario voi sappiate che il sole dista solo 40.
Puro potrebbe essere anche un verbo.
"Ma tu come ti definiresti?" "Simpatica, solare, estroversa, creativa" "Ah. E hai anche altri difetti?"
Perchè l'idea di uscire e acquistarmi degli abiti mi deve mettere addosso un tale sconforto? Ne farei volentieri a meno, se i vestiti addosso a me non avessero la tendenza a lacerarsi o mostrare vistose deformazioni in zone imponderabili. Non so parlare in codice d'abbigliamento.
Mi sono sentito fare lo stesso sbuffo di disappunto che fa sempre mio padre. Mi ha fatto sentire un po' plagiato.
Mentre arrivava, il passaggio a livello si abbassava. Attraversamento vietato con luci lampeggianti e campanacci ostinati. Dopo poco gli passò davanti un treno diroccato. Sui vagoni di legno che gli censivano il campo visivo, scritte ambigue: "Non mi accompagni?" - "Ahahahah" - "Faccio un salto nel non c'è più niente da fare".
Più passa il tempo e più intersecare due esistenze non si risolve che in una faccenda complicata, nel peggiore dei casi mal sopportata. Buono-proposito per il prossimo giro intorno al sole: Accettare e sviluppare lo stato perpendicolare (Note to self: non prendere esempio dalla divisione tra stato e chiesa (nonfunziona)).
Voglio essere bello come i Cure e parlare con parole piene di malinconia, col sorriso sulla faccia; Circondato da musiche ironicamente allegre, con una gioia che sembra tanto follia.
Il petto è la parte più pesante di me. Ci cade tutto dentro.
Chissà se i cani pensano al cane-lupo come noi pensiamo all'uomo-lupo.
Il respiro e il tremito di Chino Moreno in mezzo tra l'intro di chitarra e l'attacco di Be Quiet and Drive.
Cercasi gente priva di scrupoli, di senso del pudore e pronta a tutto per rivisitare dal vivo scene poco famose di film dimenticati. Astenersi cambio-canale-solo-perché-il-film-è-in-bianco-e-nero.

16 dicembre 2006

Volontà di (andare a) Potenza

Cammino di notte, senza musica, puro, con un libro in una tasca e l'accendino nell'altra. Mi fa male un tallone, ma se zoppico per un po' credo mi passi. Le vetrine spente mi guardano passare con una giacca troppo grande e un paio di scarpe troppo leggere per la stagione. Perchè dovrebbe essere inverno, ma stasera non fa freddo. Prima guardo avanti, e noto i lampioni illuminati, allineati, illimitati. Poi punto a terra, con passo spedito: sul marcipiede qualcuno ha scritto "IO e TE". La gente monta gli addobbi di natale e li lascia accesi la notte, ma di notte li nota solo la gente triste. Cammino ed è bellissimo perchè non accade niente. Non devo fare caso alle direzioni e mi è concesso il tempo che agli altri è sottratto. Tiro fuori le mani dalle tasche perchè fa troppo caldo e le metto dietro la schiena, una nell'altra: ci sento dentro il sangue che circola e pulsa forte. Anche i semafori pulsano in un modo nuovo, che non avevo mai visto prima: il giallo e il rosso insieme. Vuoi faccia attenzione quando attraverso o quando non attraverso? Passano diverse coppie, qualche donna sola piena di borse, nonostante i negozi siano tutti chiusi da diverse ore, ma soprattutto tante compagnie asimmetriche: un uomo e due donne, due uomini e una donna, tre uomini ed una donna. Quando torno indietro sono alle ultime boccate e non riesco più a nascondermi il fastidio al tallone. Riesci a indovinare?

15 dicembre 2006

Punktuale come un gioco di parole su di un genere musicale

Una emozione al cubo. Io sono il cubo. Voglio cadere dentro come la pioggia. Bruciature di freddo sul dorso delle mani bagnate e arrossate. La mia camicia così grunge. Lo sciopero della mia fame. Una casa che poggia al suolo con un lato del suo tetto rosa. Peccato, sembrava Roma. E comunque non è che posso raggiungere la perfezione con frasi sempre più brevi e slegate da qual si voglia contesto, quindi sarebbe il caso di cambiare. Cambiare cosa? Cambiare i piani, perchè se si guarda al passato come ad un maestro, allora si sta seguendo un cattivo maestro. Oggi è meglio di ieri, solo per il fatto di essere oggi. E comunque non posso manifestare il mio disappunto sempre e solo accelerando. Cosa dovrei dire io, poi, che una faccia non ce l'ho? Ti ricordi quella volta che ci siamo infilati in un vicolo di Murano e abbiamo scoperto quella chiesetta? C'era una festa in cui distribuivano a tutti i passanti spumante e salumi... Noi ci siamo intrufolati e abbiamo visto che un pittore esordiente esponeva i suoi quadri. Da quello che ricordo non mi sembra avesse molto talento, eppure tante persone si interessavano a quello che faceva. Chissà qual'è la sua storia. "Deve essere la tua pelle quella in cui sto affondando" - "Deve essere vero perchè adesso posso sentire" - "Tutto è diventato bianco e tutto è grigio".

Il senso di tutto questo lo cerco fuori di qui.

Eppure non mi pare di chiedere tanto.

14 dicembre 2006

Il dono di nuotare dove non c'è acqua

Desidero andare a sbirciare l'ultima pagina. Desidero scoprire chi è l'assassino. Desidero scoprire chi è che viene ucciso. E' tutto così calmo, qui intorno. La gravità pare essersi presa qualche giorno di vacanza, e mi ha lasciato circondato da cose che non cadono. Quindi che posso fare? Spingerle ancora più forte, immagino. Sembra il momento adatto per imparare a giocolare. Lanciare gli oggetti non è mai stato un problema, ma di riprenderli non mi è riuscito mai. Un flacone di pillole per il mal di stomaco usata a mo' di maracas. Ci sono almeno due tipi di paura: quella che si prova quando mettendo il piede sul freno la macchina non rallenta e la macchina davanti si fa sempre più vicina, e quella che si prova quando d'improvviso manca la luce. Il criterio con cui l'albero decide dove farsi crescere i rami. Non c'è ragione che tenga, razionalità che tenga, semplice spiegazione che tenga. Stare con te è come tornare sulla nota tonica. Ora è subito. Ora? non più. Questa era bella, la rifacciamo? Vado via. Ciao. Era meglio quella di prima. Io odio la tintura di iodio. Posso fare quante giravolte voglio attaccato ai miei anelli, ma non cospargerò mai le mie mani con quella polvere bianca: cadrò perchè sono imperfetto. Era un po' di tempo che non mi sentivo così, caro giaciglio di spine. Esercizi di recitazione per imparare ad essere più nessuno. Rientro di notte, così piano, nessuno mi sente arrivare, eppure provoco un fracasso terribile. Se mi slego i capelli sono guai. Tutte quelle vecchie barzellette che cominciano con "Dottore, dottore". Ho paura di cosa possa rimanere di me, una volta svanita la mia capacità d'immedesimazione. Non c'è nessun motivo per essere timidi; scatteremo delle fotografie. E' un bel fare il tuo. Proseguiamo.

13 dicembre 2006

Io lo posso spiegare

Guarda fuori della finestra della tua cucina. Avvicina quel piccolo soprammobile per osservarlo meglio. Siediti sul tavolo della cucina. Apri la scatola delle caramelle e mettine due in tasca.
Siamo fatti di plastica plastica plastica, stiamo fermi in posa posa posa, lo sguardo fisso nel nulla nulla nulla. All'ultimo istante il tramonto manda le nostre ombre lontanissimo. Cappello da giullare e petto scheletrico, denti da squalo e ferite stanche. Nello spazio che li separa hanno messo fiocchi e lampi, fiocchi e lampi, fiocchi e lampi. Sto costruendo la mia base con pareti di coperte e tetto di cuscini: a nessuno è permesso l'accesso, eccetto chi non lo desidera. In cerca del tuo equilibrio, il mio suggerimento è di muovere la tua coda. Gente famosa che non voglio incontrare. Non andare non andare non andare. Un attimo che tremo. Il silenzio sa dove voglio andare, io mi lascio guidare.

Il mio regno per una tassonomia

Sono sotto la doccia, seduto sul fondo, con l'acqua bollente che mi cade addosso. Perchè sono seduto? Beh, potrei dire perchè sono stanco, o perchè da seduti si può riflettere senza tensione verticale. Ma la verità è che non so perchè sono seduto. E' la prima volta che mi sono seduto dentro la doccia. Credo sia più interessante chiedermi perchè non l'ho mai fatto, piuttosto che perchè l'ho fatto adesso. Esco un attimo e faccio un giro fuori di me stesso. Da fuori, mi guardo seduto nella doccia. E' una posa un po' troppo drammatica per me, non mi si addice. Mah, allora va bene. Quando sono da solo, quando non c'è nessuno che può vedermi, mi capita di assumere pose teatrali, di provare movenze drammatiche, di fare tutte cose che non mi si addicono. E' che da solo sono finalmente libero di non essere me stesso.
Sono sotto la doccia, seduto sul fondo, con l'acqua bollente che mi cade addosso. Con le braccia intorno alle gambe, le ginocchia strette contro il petto. Trattengo quanto più calore corporeo mi è possibile. Mi trovo a pensare quanta importanza c'è nel calore umano, nel nostro e in quello altrui. Facciamo di tutto per procurarcene sempre di più. Non ci basta mai. Antropotermofagi. L'acqua mi scende sulla testa e poi più lentamente scivola lungo il resto del corpo. Piegando leggermente il capo posso decidere dove indirizzare la colata idrica. Mi viene in mente questa immagine: animali che fuggono tra gli alberi di un bosco in fiamme. Dovrebbe essere l'acqua che si fa strada tra i capelli. Vabè. Nello scarico finisce qualche milione di cellule epiteliali, sono invisibili, ma io le sento scivolare via da me. Poi qualche capello, un pezzo di unghia che ho strappato via con un morso ed un sopracciglio. E poi tutto lo sporco che avevo così gelosamente catturato, collezionato e tenuto nascosto tra i pori della mia pelle.
Sono sotto la doccia, seduto sul fondo, con l'acqua bollente che mi cade addosso. Mi guardo un po', mi studio, mi ripasso, cerco cose nuove sopra di me, o la conferma di cose vecchie dentro di me. A nessuno dovrebbe essere mai permesso di dimenticare il proprio corpo. Dove altro vorrebbero andare a prendere le loro risposte? Bah. Raccolgo il flacone di sapone per la doccia, lo apro e lo stringo leggermente. Una bolla di sapone scappa fuori. Ahaha. Rimbalza un po' contro le pareti, poi io guardo altrove e poi non c'è più. Nel sistema formato da me, la doccia, l'acqua, l'acqua, il sapone... dicevo: in questo sistema, la bolla è l'eccezione.
Sono sotto la doccia, seduto sul fondo, con l'acqua bollente che mi cade addosso. Alzo lo sguardo e l'acqua mi entra negli occhi. Sollevo la testa e faccio finire l'acqua dentro la bocca aperta. Provo a parlare e mi esce una voce tremolante e sofficemente modulata. Mi fa ridere. Lo so cosa devo fare: sigillare porte e finestre con gli asciugamani, tappare le prese della corrente con il nastro adesivo. Aprire tutti i rubinetti e far colmare la stanza d'acqua fino ad un metro e mezzo da terra. Poi potremmo mettere in scena la rappresentazione di una battaglia navale. Sì, noi potremmo essere le barche. Perché è questo quello che siamo. Delle barche.

11 dicembre 2006

Insieme ad animali da laboratorio

Ho tenuto la bottiglia di plastica in equilibrio sopra la testa, con entrambe le mani l'ho schiacciata e poi ho tentato di ridarle la propria forma soffiandoci dentro, forte, fino a provare dolore. Ho aperto la porta e sotto la mia mano la maniglia m'è sembrata fatta d'aria, oppure di un velo di seta. Ho avuto l'impressione di essere cresciuto di qualche centimetro. Mi sono fermato davanti allo specchio a giocare col mio unico, nuovo, disordinato capello bianco. Ho sfogliato un libro nuovo in libreria e ci ho lasciato una nota per chi lo comprerà. Ho preso un appunto e accanto ho disegnato delle figure imprecise, e una vignetta. Ho posato in terra tutti gli oggetti che avevo con me, e poi mi sono piegato ad osservarli. Sono stato scambiato per un'altra persona. Ho aperto il rubinetto ed il getto d'acqua che ne è disceso, finendo sul cucchiaio nel fondo del lavabo, è schizzato fuori e mi bagnato la camicia. Ho disinnescato la catena del cancello e sono entrato in un luogo proibito. Ho camminato tra le piante alte, ed un ago di pino, uno di quelli lunghi, è rimasto conficcato nella mia scarpa sinistra. Sono corso fuori e mi sono bucato una calza, impigliandomi e inciampando. Mi sono vestito di nero, e mi sono vestito di verde. Sono stato re. Ho provato a suggerire qualcosa con lo sguardo. Ho fatto una cosa stupida. Ho anche avuto una buona idea. Ho smesso di rimandare un pagamento, non ho saldato un debito. Ho pensato ad un bellissimo regalo che non farò mai. Sono saltato cercando di toccare il soffitto con la punta delle dita. Ho perso una cinta. Ho provato invidia. Ho fantasticato. Ho oltrepassato il limite di velocità. Ho dimenticato l'ora nello stesso istante in cui ho guardato l'orologio. Ho pensato di farmi crescere i baffi. Ho tremato. Sono passato davanti ad un numero civico 22 e avrei voluto avere con me la macchinetta per fotografarlo: erano due belle cifre nere, di metallo. Ho notato una macchina indentica alla mia, dentro c'era una coppia. Mi sono immaginato con una bella voce e con un paio di manette. Ho fatto girare il mondo. Sono diventato vecchio. Ho dimenticato un sapore. Ho contato. Ho dissimulato di aver pianto. Sono tornato indietro nel tempo. Ho visto la stella del sud. Ho passato del tempo contemplando solo piccoli nodi insignificanti. Ma non sono riuscito a trovare la fine di questi miei pensieri.

10 dicembre 2006

Mani. Troppe mani.

  1. Un elenco numerato conferisce dignità ad idee prive di collegamenti.
  2. Buffet è un modo educato e sottile per dire: "Qualcuno ha rubato le sedie".
  3. Non credo nei miracoli. Credo negli sviluppi che non so prevedere, nelle eventualità che non ritengo possibili. Dove la differenza, non saprei dirlo.
  4. In un pomeriggio d'autunno senza vento, in un prato verde, un solo albero. Le foglie cadute, sotto l'albero spoglio,in una perfetta circonferenza rossa.
  5. Altri alberi, d'estate, come i fumi di una esplosione verde, nell'aria instabile.
  6. Sono curioso di vedere quante cose sono in grado di tenere segrete. Quanta parte di realtà posso creare decidendo di nasconderne un'altra parte.
  7. Domani è un essere senziente che passa le sue giornate ponendosi domande e nell'incapacità di darsi delle risposte.
  8. Hai scattato tutte le tue foto attraverso il vetro dalle finestre dei tuoi appartamenti, o dietro il parabrezza delle auto che ti hanno fatto viaggiare. Ed il mio motivo per guardarle è cercare di indovinare in esse la tua immagine tenuemente riflessa.
  9. Considerati un tesoro. Inizia a scrivere indizi su piccoli fogli di carta; e lasciali in giro per chi ti sta cercando.
  10. Incontro solo cartelli stradali che credono di sapere dove io voglia andare. Passando, mi chiedo quando la freccia verso sinistra abbia cominciato ad indicare la direzione sinistra.
  11. Se la perfezione risiedesse in qualche luogo, avrebbe un posto prenotato in ultima fila. Essa potrebbe toccare il fuoco e scoprire che in realtà è solo un'idea.

09 dicembre 2006

Piromanie di grandezza

Mi sia permesso di suggerire un'idea: Durante queste festività, se riuscite a resistere alla tentazione, non fate alcun regalo. E se è possibile, cercate di non riceverne.
Per essere chiari, vorrei precisare che questo non è un appello. Non è una iniziativa no-global atta a non alimentare l'infernale macchina capitalistica delle compere natalizie. Niente del genere. E' solo la mia risposta a una semplice domanda: "Perchè?".
Andiamo per ordine. Tanto per cominciare, molte feste religiose, come il natale, sono solo il frutto dell'evoluzione nel tempo di feste pagane, originarie del mondo agricolo (http://it.wikipedia.org/wiki/Natale).
Quello che mi chiedo è questo: Perchè continuiamo a festeggiare qualcosa di cui, come civiltà, abbiamo perso il senso originario molti secoli fa? Perchè, anche in una società laica, abbiamo sentito il bisogno di perpetuare un evento religioso e mantenerne il carattere festivo? Solo perchè lo si è sempre fatto siamo in diritto di credere che sia giusto continuare a farlo? Cosa ci distingue da un gregge se accettiamo questo tipo di convenzioni sociali acriticamente, anche adesso che la loro motivazione originale è decaduta?
E poi, un periodo di spese incontrollate e di gioia coatta aumenta realmente la qualità della nostra vita? Nulla ci impedirebbe di fare regali durante tutto il resto dell'anno; anzi sarebbero doni maggiormente graditi, più sentiti e genuini, inaspettati, ricevuti senza il disagio dell'obbligo al ricambio, fatti alle persone a cui si tiene veramente.
Siamo in uno stato di cose in cui l'essere buoni ed altruisti è regolato da un comportamento imposto. "A natale siamo tutti più buoni", e ci dimentichiamo che essere buoni non è in interruttore da accendere e spegnere, non è un passatempo, è una scelta. E che ci sono persone che vanno premiate per le loro scelte. Come appartenenti ad una collettività e come singoli esseri umani potremmo fare un passo avanti: liberarci dei comportamenti ipocriti e affrontare il fatto che magari non c'è del buono in ognuno di noi, e negarlo attraverso una grande illusione stagionale non serve più.
Le contraddizioni si accatastano giorno per giorno una sopra l'altra e far finta di non vederle è un esercizio di fantasia sempre meno plausibile. Un giorno dalla folla si farà avanti un bambino che, puntando il dito e ridendo, griderà: "Babbo Natale è nudo".

06 dicembre 2006

Emergere dalle visciole della terra e almeno tre giorni di pioggia

No! Io non ho fatto nessuna figura, hai capito? No! Non era una mia responsabilità! A me non importa nulla di essere stato io a doverglielo dire. Se la pensi così allora lo sai cosa ti dico? Io non ci vado più. Me ne frego, me ne sto con le mani in tasca piuttosto. Non mi lascio buttare giù così. Se questo è il frutto del mio disamore, che allora sia declamato forte verso ogni punto cardinale con megafoni d'oro. Mi aggrappo con i denti al cornicione, ma non ci cammino sulla tua strada prosaica, a quel livello di esistenza-in-fotocopia. Intanto io ero là. Perchè ci dovevo essere io là. Perchè ci dovevo essere io là? Infine, stremato, me ne sono andato; sulla strada del ritorno sono stato inghiottito e, come davanti ad uno specchio che rifletta le mie spalle, ho trovato in me i sintomi della più cupa fame: "Ho perso il filo del mio procedere, la strada sembra aver cessato di cambiare. Le luci dei freni della macchina che mi sta di fronte governano il ritmo del mio sonno e della mia veglia. Sorrido quando mi trovo allineato ad altre tre macchine e posso vedere il conducente della vettura successiva attraverso il finestrino del conducente della vettura precedente. Stasera noi saremo le nostre rispettive televisioni. Ci vediamo presto. Pubblicità."

Chi non ha mai provato paranoia non sa cosa significa. E questo è un pensiero paranoico. Ma chi ha sempre camminato con gli occhi fissi a terra, e un giorno decide di guardare in faccia gli altri, si scopre veramente osservato da tutti. Forse lo facevano anche prima, ma non può saperlo: non li aveva mai osservati osservarlo. Cambia questo: contemplando la punta delle proprie scarpe poteva essere sicuro che chi gli passasse accanto non avrebbe pensato ad altro che a lui. Ora che invece è proprio così, il dubbio lo assale: "Sono forse io ad essere pazzo?"

04 dicembre 2006

L'infallibile sistema aperiodico

Potessi smettere di dormire, volontariamente o involontariamente, allora mi darei un tono, come un personaggio del cinema. Farebbe parte della mia storia, sarebbe qualcosa che menzionerei parlando di me; mi definirebbe, mi darebbe un contorno. E invece continuo a dormire. Continuo ad essere infinitamente stanco al risveglio. Dormire di più non serve a niente, mi alzo solamente più stanco e più incapace di riposare ancora. Una notte ho sognato di volare, quasi. In verità cadevo. Mi ero lanciato da una finestra o da un tetto, non ricordo con precisione. Ricordo bene, invece, la sensazione provata: non avevo paura, ero lucidissimo e mi sentivo liberato. Come se avessi finalmente potuto accedere ad un luogo tenuto nascosto e sotto chiave per anni. Precipitavo, e mi chiedevo se fosse stato sempre così bello precipitare. Non sono mai arrivato fino in fondo; forse non ce n'era bisogno.
Ieri notte, prima di addormentarmi, ho fatto pensieri sulla morte. Non erano pensieri tristi: a volte si può pensare alla morte come si pensa a tutte le altre cose, senza sentimenti. Ho pensato che, magari, funziona come quando ci si addormenta. Si perde coscienza, e al risveglio non si ha memoria del tempo trascorso. Si percepisce l'essenza dell'istante tra l'inizio del sonno e la sveglia. Al momento della morte, si perde il senso del tempo e lo si riguadagna solo insieme ad una nuova coscienza. Ci si potrebbe risvegliare tra milioni di anni, in una forma a noi ora sconosciuta, e credere sia passato un solo attimo. Si muore e ci si risveglia subito, in un altro tempo, in un altro spazio, essendo altro. Che anche la probabilità più misera, di fronte all'eternita, comincia a sembrare plausibile.
Questa mattina il risveglio mi ha fatto dono di uno strano dolore. Come se un senso di colpa si fosse manifestato fisicamente: un pugno chiuso che spinge dentro di me cercando di aprirsi un varco verso l'esterno. Lo sento esercitare metodicamente la sua pressione appena sotto la mia gabbia toracica, alla fine dello sterno. E' una sensazione che non vuole andare via, e mi innervosisce. Io non voglio essere nervoso, e ciò mi rende ancora più nervoso. Mi sembra di essere un doppiogiochista che non può liberarsi del peso della confusione tra le sue molteplici identità. Come se sotto una maschera fosse scomparso il mio volto: anzi, come se innumerevoli maschere si fossero fuse insieme e poi fuse alla mia faccia.
Ed io ora che non ho più un volto, che non ho più nemmeno una maschera.

03 dicembre 2006

Acquarandagia

Il fatto che io ora stia indossando questa maglietta è la prova che, in un futuro prossimo o remoto a scelta, viaggierò indietro nel tempo e la donerò a qualcuno dei miei antenati, da tramandarsi per generazioni, fino a me.
La facile ironia è ormai il nuovo conformismo. E il conformismo non è poi così anticonformista come si può credere.
Non riesco a smettere di ascoltare Precipito di Giorgio Canali. Sarà che neanche io voglio deludere i sismografi. Per davvero.
Un nuovo gioco: Della gente incrociata in strada, cercare di indovinare il potere mutante nascosto.
Più gente dovrebbe indossare magliette che riportano slogan fantasiosi o divertenti circa chi indossa magliette che riportano slogan fantasiosi o divertenti.
CH3CH2OH è la formula di una potente pozione d'amore (ma non eterno).
Credo che Heisenberg mi debba un risarcimento di tutte le multe per eccesso di velocità.
Smettetela di chiamarmi Ismaele.

29 novembre 2006

HAL is full of love

Quando mi alzo presto la mattina, penso insonnolito a chi può essere in grado di sopportare quella che io chiamo la mia banalità.
Mi accorgo che, nell'aria ghiacciata, respirare con la bocca sembra meno doloroso e posso giocare a far finta di fumare.
Quasi che si fossero messi d'accordo, tutti i bagni sembrano bianchi e freddi come ghiacciai: vedo volgere in vapore l'acqua calda con cui mi lavo le mani, ed andare a depositarsi sullo specchio, confondendone i riflessi. Poi quella stessa acqua scivola via in un gorgo rumoroso e io non posso che pensare al tedio di queste giornate che si somigliano tutte, che mi trascinano in fondo ad un tubo dove divento qualcosa che non ha memoria ma solo riflessi; una macchina da un solo pensiero alla volta.
Una realtà quasi romantica, nella sua anestesia: colma di personaggi senza storia o carattere, ricca di trame prive di colpi di scena.
Giornate come queste sono troppo lunghe per essere attraversate in ogni loro attimo.
In giornate come queste ho pensato di raccontare la storia di un piccolo topo reso disilluso dalla sua stessa fortuna.
Se tutto quello che non vedo più c'è ancora, mi devo essere perduto sulla strada che porta fino a qui. Perduto come si perde l'ultimo treno della sera.

26 novembre 2006

Passeggeri come parassiti

Tre automezzi viaggiano affiancati lungo la strada sterrata. Le ombre degli alberi nel bosco che sfila alla loro sinistra si sollevano da terra per appena pochi istanti, giusto il tempo di stagliarsi sulle carene ammaccate e impolverate. L'attimo di un fotogramma e tornano già a rassicurare il placido suolo, mentre la polvere, ricadendo, torna a riempire i solchi abbandonati dagli pneumatici. Lontana, sul lago, galleggia una piccola imbarcazione a vela, ferma. A bordo, non si riesce a distinguere nessuna familiare figura umana: che se anche ci fosse, non saprebbe scorgere altro che una scomposta nube di terra sollevarsi dalla riva lacustre, cui fanno da apripista tre opachi sfavillii.

Il pettegolezzo è un linguaggio che si impara, come tutti i linguaggi, usandolo. Con l'età se ne acquisiscono costrutti sempre più complessi ed aumenta la quantità di storie e di sfumature di storie che possono essere sottintese. Con la vecchiaia, il pettegolezzo si fa più assoluto. Tutto si fa più assoluto. Tutti coloro che hanno visto superarsi dalla propria vita condividono un bagaglio di lemmi che risulta inintellegibile ai novizi del pettegolezzo. Anzi, ancora più sottilmente, sembra semplice e vuoto di qualsiasi significato oltre a quello strettamente letterale. Quello che si presenta ad un orecchio non allenato è solo una sequenza di "Sai chi è morto?" - "Te lo ricordi il cognato della Roscia?" - "La cugina della nipote di Angelo è incinta".

Ad ogni persona, ad ogni cosa, è concesso solo un nome. Se un nome è formato da tante parole, tante parole che chiamiamo nomi, esse in realtà fanno parte di un unico bozzolo dalle quale scaturisce un unico nome. L'unità nominale discende dall'unità esistenziale, come un frutto discende dal proprio albero. Negare l'una equivale a negare l'altra. Spezzare il primato di una essenza può avere solo due conseguenze: l'inesistenza, che abolisce la necessità di un nome, o una duplicità, da cui, inesorabile come una sferetta su un piano inclinato, nascono due nuovi nomi.

Immagina con me una macchina che possa fotografare l'isocronia. Isocronografica. Le combinazioni chimiche sulla pellicola sarebbero disposte con riluttanza ad eccitarsi, e rimarrebbero impressionate solo da due eventi che accadono nello stesso momento. Sarebbe come aprire una finestra sul paesaggio completamente imbiancato dalla neve del tempo, e riuscire a imprimere le caratteristiche dell'eternità a quello stesso istante in cui un coniglio bianco sia pervaso dal terrore. Ingiustificato, incontrollato, maledetto, salvifico, permeante terrore.
Beh, io con questa macchina immortalerei il tuo mento. E studierei le minuscole contrazioni dei suoi muscoli dopo ogni mia parola, per leggere in loro le tue reazioni alla scoperta della mia impressionante banalità. Microscopici frammenti di labbra serrate, in accenni di riso o presagi di smarrimento.

Il Dio-Infante-Sindaco stava disponendo i suoi concittadini intorno ai centri nevralgici della città-guerra, nello stesso modo in cui, nei loro giochi, i cuccioli di uomo erano soliti disporre soldatini di plastica verde sul pavimento delle loro camere.da.letto-battaglie. Questi cittadini avevano a protezione dei propri organi vitali oggetti provenienti da mestieri quotidiani, a modo di patetiche e ridicole armature. Frese, trapani, tubi per soffiare il vetro, lance termiche e tutti gli altri strumenti adoperati solitamente per modellare la materia erano ora pronti per un altro scopo, a ben vedere opposto: mettere la parola fine in coda alle esistenze di propri simili, ingegnosi ma sacrificabili edifici di materia vivente. Il senso di colpa messo a tacere dall'alto intelletto sbraitante: "Ingiustizie!". E mentre le ore si assottigliavano, tutti i cieli sopra tutte le teste si riempivano di ruggine.

Le proporzioni tra le dimensioni del monolito erano di una precisione strabiliante: 1 unità di profondità, 4 di larghezza, 9 di altezza. 1:4:9. Che stupidi eravamo stati a pensare che la proporzione si limitasse a quelle sole tre dimensioni.

Zagadka

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24 novembre 2006

If you shakespeare me, I shelley you

Io in casa mia non porrei cose in luoghi che non sapessi raggiungere. E' una questione di autosufficienza. Ho passato tutta la mattinata a cantare una canzone dei Queen. Bohemian Rapsody. Poi sono sceso in strada, sono entrato in macchina. Ho avviato il motore e la radio ha cominciato a suonare. La stessa canzone. C'era una probabilità su molte migliaia. Tante quante quelle di scrivere un romanzo nel 1982. Ambientarlo nel 2010. E ricordare del disastroso Tsunami del 2005. Sono spaventato. Non sono più me stesso da un po'. Non guarisco più. Quando le persone smettono di essere persone ed iniziano ad essere simboli. Io non parlo più con loro. Scommetto che anche un neonato avrebbe più controllo di me sulle sue funzioni primarie. Definizione operativa. Ricerca. R I C E R C A R. Sto elaborando dei piani molto complicati per difendermi dalle ruberie. Penso come loro, vedo quello che vedono, sono abili ma prevedibili. Lineari e diretti. Calcolatori. Superficiali ma estensivi. Il tappeto di foglie in una pozzanghera. Ogni foglia è di un color diverso. Perchè ogni colore è diverso o perchè ogni foglia è diversa? Le foglie sono unite e poi si separano e poi si uniscono di nuovo. L'albero prega per loro con le braccia alzate al cielo, un lamento di abbandono e sospetto. Credi che io ora possa fare quello che desideravo? Non piangere. Non dirmi di restare qui e adesso. Non ci sono mai stato, è questa la verità. Sei stato molto assente. Si è vero, ho avuto molte cose da fare. Si è vero, ma ho avuto molte cose da non fare. Ogni aggettivo rivela il suo sinonimo, ed è un difetto. C'è una forma nubolare bianca che aleggia sopra di te, e mi dice cosa stai pensando. Dal mio punto di vista, su ogni cosa è impressa una etichetta che ne dichiara il prezzo. Tutto è separato se credo di poterne tracciare il contorno con un frammento di gessetto bianco. Sono ossessionato da tutte le ossessioni che non ho. Il fastidio della lontananza dalla normalità mi ci rigetta dentro con un calcio ben assestato. Mi fanno stare male tutti quei piccoli movimenti involontari. Ma solo perchè avvengono dove non ho mai avuto controllo volontario. Sento che sono sbagliati. Mi fanno venire i brividi. Potrebbe essere qualcosa di serio, se non passa presto. Ma è quello che stavo dicendo. Non sono più io perchè non passa presto. Le cicatrici ora sono qui per restare. C'è una spiegazione molto semplice e chiara per tutto questo. Te la potrei esporre e non potresti che essere d'accordo con me. Allora io stavo fantasticando sulle prossime mosse, nella circostanza in cui le prossime mosse non fossero una serie infinita. O una serie finita di cui non si vede la fine. La percezione della fine ci costringe a misurare e pesare ogni passo. Cosa si calpesta e lo spazio-tempo di Minkowski, su una scala pedestre, pedonale, terrestre. Piccoli passi e finire dentro una pozzanghera, dove le foglie rimangono attaccate alla suola delle scarpe. A causa dell'autunno.

22 novembre 2006

Pròdiji

Sono i manichini ad assomigliare alle persone o le persone a ricordare dei manichini?
Un aereoplanino fatto di carta bianca vola più lontano perchè può atterrare dove preferisce?
Quando la corrente elettrica corre lungo i fili dell'alta tensione, ha le vertigini? Porta con sè l'equivalente elettronico dello spazzolino da denti?
Qual'è l'ultima mela rossa a cadere dall'albero?
Quanti nomi hanno gli insetti?
Perchè le cose quando si bagnano diventano più scure?
Perchè gli angeli hanno le ali? E perchè non il becco?
Quanti chili pesa una maglietta a righe orizzontali?
Dove sono i pipistrelli femmina?
Se quella non è una pipa, quante sono?
Se avesse saputo che era l'ultima volta, l'avrebbe abbracciato meno forte?
A cosa serve ordinare in un ristorante nel quale le voci nel menù sono elencate alfabeticamente?
Ti piace il nome "Meta"?
Quale parte del tuo corpo ti tatueresti? E in quale parte del corpo te la tatueresti?
Può un uomo solo distruggere il mondo? Può il mondo solo distruggere un uomo?
Mai provato a giocare a calcio in ciabatte?
Un quadrifoglio ha un sapore diverso da un trifoglio?
Possiamo parlare di nuovo?
Ma poi, la neve, si rialza?

21 novembre 2006

Eterogeneizzato alla frutta Plasmon

Mi scusi signore se ho calpestato il suo piede. Camminavo con la testa tra le nuvole, immaginando un mondo in cui lei non esiste. Se ciò non può giustificarmi, spero almeno possa spiegare la mia sbadataggine. Vorrei colpirla, signore, con tutta la mia forza incanalata in un pugno e fiondarla al suolo. Poi vorrei chinarmi su di lei e baciarla in fronte, signore. Vorrei tirarle fuori tutto il disgusto e la rabbia che prova verso di me e che nasconde tutti i giorni dietro la sua indifferenza patinata, signore. La sua e quella di tutti quelli come lei, signori. Se io non sto bene non le permetto di stare bene per il solo fatto di non stare non bene come me, signore. Io la ripugno, signore, e lei ripugna me. Lo so che le piacerebbe giudicarmi perchè la finestra della stanza in cui dormo è sempre chiusa. Perché apro la mia sdraio da spiaggia in mezzo alla stanza e fingo che la lampada sia il sole d'agosto, signore. Ci crede? Io penso a lei, ma penso anche a tante altre cose. Penso a come sarebbe il mondo senza di lei, e poi formulo altri pensieri edificanti e poi mi dimentico di aprire la finestra e poi mi addormento, signore. Non fugga, signore, non abbia paura di me. Io non potrei farle più male di quello che lei fa a se stesso, o quello che io faccio a me stesso. Se ora lei se ne va io resterò solo, signore, e lei smetterà nuovamente di esistere. Noi non vogliamo questo, vero signore?
...
signore?
...
signore!
...
sig...

20 novembre 2006

Porta un respiro chiaro

Non credere in Dio perchè sembra blasfemo.

Il tempo si è fermato alle 23.17 e da quel momento in poi non ci sono stati nè momenti nè poi.

(Su tutta un'esistenza aleatoria) Si aggettano scommesse.

Perchè gli amici dei miei amici sono miei nemici.

Ad ogni curva sento confezioni di plastica amoreggiare nel vano porta-bagagli.

Amo puntare il dito contro il cielo. Non "al" cielo, "contro" il cielo.

Se mai avessi preso seriamente la titolazione dei post, il precedente si sarebbe chiamato "La polvere e la pioggia".

Sabato, nella mia testa, ha nevicato.

Il diavolo della tua smania.

Ora sono io, trasposto di un'ottava.

19 novembre 2006

Sostanzialmente solo sostantivi, e poi le bugie

Tutto prima o poi viene ricoperto da un sottile strato di polvere. E' la cosa che più assomiglia ad un piano geometrico: esteso, ma privo di profondità. Anch'io mi ci sento coperto, morbido e coperto. Non è tutto una sopravvalutazione dopo l'altra? Conoscere il prezzo di tutto ed il valore di niente. Così qualcuno è pieno di buoni propositi, ma sta facendo solo finta. Non è qualcosa a cui penso con piacere. Sarebbe colpa mia, se solo non fosse una colpa. La scelta è solo tra mentire e affrontare le conseguenze degli altrui pregiudizi? Perchè se giochiamo alla roulette russa, c'è un sistema per vincere sicuro. Un metodo invariante dalla definizione di vittoria.
Continuerò a fare a metà quello che transita nel mio microcosmo, che è molto piccolo. Piccolo, non autosufficiente, eccessivamente autoreferenziale e piegato in due per i crampi allo stomaco. Rigetterà un quarto di verità. Il secondo quarto ho deciso di tenerlo come ricordo. Vale la pena chiedersi: "Vale la pena chiedersi: "Vale la pena chiedersi: "Vale la pena chiedersi: ... ... ... "Ne vale la pena?". Concetti di valore e di pena dati per assodati. Concetti come se piovesse. Non posso pensare che possa piovere. Seriamente, acqua che cade dal cielo? Se non esistesse la pioggia nessuno potrebbe immaginarla. La pioggia è la cosa che meno assomiglia ad un piano geometrico: priva di estensione, carica solo di profondità. Sarà per questo che desidero esserne coperto. Morbido e coperto.

16 novembre 2006

Stereonucleosi

In questo momento ho bisogno di ben tre cose ben:
Una seria dose di deconcentrazione.
La concessa possibilità di rendere realtà i sogni. -ma non i miei-
E fiori urlanti.

Sembra un annuncio, forse lo è.
Forse è una richiesta.
Forse è un suggerimento.
Forse è un massaggio in una bottiglia.
Una bottiglia di limoncello fatto in casa, scommetto.
Tre volte ripetuta la lettera A.
Al prezzo potete dire quello che vi pare, tanto è trattabile.
Non astenersi perditempo.
Aumenta la possibilità che sia io a trovarlo, tutto quel tempo perso.
Telefonate quando vi pare, ma non ore pasti.
Che di solito sto mangiando, ore pasti.
Ecco meglio: telefonare ore stultorum.

Ogni volta con una tinta di inchiostro sempre più pallida...
...scrivere ripetutamente la parola "scomparire".

15 novembre 2006

Dinamiche senza la mano sinistra

C'è una strada. E' una strada a doppio senso, ma la si può percorrere in un senso solo. Chi la percorre nell'opposto è posto al di fuori dalla legge. Eppure la strada è stata costruita per essere attraversata in entrambi i sensi di marcia. Mentre la percorro lungo il senso legale, desidero star percorrendola nel senso illegale. Tre uomini, in divisa da autista, camminano affiancati sul marciapiede. Nel loro branco si sentono protetti. Scherzano. Le giacche blu, indistinte, sostituiscono l'olfatto nel determinarne l'appartenenza, a quel branco. Sul marciapiede opposto sta passando un uomo in giacca e pantaloni marroni: è pelato, porta gli occhiali scuri e tiene il mento appoggiato sul nodo della sua cravatta color sangue. Una giovane ragazza bionda, con i capelli raccolti in una coda, gli passa accanto: lui finge di essere in un imbarazzo tale da far finta di non vederla. Io vedo lui di fronte e lei di spalle. Ma avanzo. Ora vedo uno specchio. Nello specchio le immagini di lui di spalle e del volto di lei. Se non fosse per lo specchio non vedrei nemmeno l'infiammarsi di quella luce. La luce arancione è quella che proietta le ombre più lunghe. Sento che quella luce mi entra dentro, attraverso gli occhi, e si solidifica in biglie (le immagino opalescenti) che vanno ad incastonarsi nelle mie tempie. Non fanno nemmeno la fatica di nascondersi al tatto, quando lo porto ad esplorare un lato della mia faccia. E percepisco tutto, limpido, come solo il dolore può essere.

14 novembre 2006

Affezionato bucolicismo e darsi alla macchia impossibile

Jesu - Silver EP
Explosion in the Sky - How Strange
Moltheni - Toilette Memoria
My Chemical Romance - The Black Parade
Deftones - Saturday Night Wrist
Snow Patrol - Eyes Open
Acustimantico - La Bella Stagione
Plus 44 - When Your Heart Stops Beating
Riccardo Sinigallia - Incontri a Metà Strada
Virginiana Miller - Fuochi Fatui d'Artificio
Damien Rice - 9
Dead Poetic - Vices
Norma Jean - Redeemer
Copeland - Eat, Sleep, Repeat
Echo Screen - Euphoria

12 novembre 2006

Casus Brutti

Una buona idea di quelle che vanno adesso di moda: ho deciso che d'ora in poi non starò mai più male, solo diversamente bene.

Credo che la pubblicità dovrebbe essere vietata. Riempe la testa di idee e pensieri non richiesti. Visto che, almeno io, non sono in grado di vedere una scritta e non leggerla, alla gente non dovrebbe essere permesso di affiggere scritte ed immagini così, a buffo. Se si vieta alla gente di fumare perchè l'aria è un bene comune e nessuno può arrogarsi il diritto di inquinarla, allora pretendo che lo stesso trattamento sia riservato al mio campo visivo. Il panorama è di tutti e non deve essere inquinato. E di sapere che Zinouzi liquida tutto da 10 anni, francamente non me ne frega un secco fico.

Se mi offrissero di far parte della prima missione umana sulla superficie di marte, a patto di accettare il fatto che sia una missione di sola andata e che non avrei nessuna possibilità di tornare sulla terra, la mia risposta sarebbe: "Dove si firma?"
Non ci devo pensare neanche un poco. Lungi da me l'idea di voler essere immortale, ma casomai dovesse capitare preferirei non essere presente.

Solo due cose su "La tigre e la neve". Prima cosa, la scena della lezione merita di essere vista. Seconda cosa, il messaggio del film è che il grido "I'm italian" agisce da lasciapassare internazionale, l'equivalente moderno di un salvacondotto papale.

08 novembre 2006

La tassazione come strumento di espiazione e la dimenticanza suo epifenomeno

Oggi pensavo a questo:

se x e y sono insiemi
0 = insieme vuoto
x U 0 = x
0 = 0
1 = {0}
2 = {0,{0}}
3 = {0,{0,{0}}}
4 = etc etc...

è un modo carino di creare i naturali con l'insieme vuoto
prendendo come assioma 0=0 e come teorema
"se a è un teorema, {0,{a}} è un teorema"
posso costruire tutti i numeri

ma non riesco a definire la somma
ho pensato a qualcosa tipo:
x + y = x U {y}
ma funziona solo se x è 1

consigli?

05 novembre 2006

Dialogo tra Risposta e Domanda

Risposta - Sai come si mantiene un segreto?
Domanda - Rilevandolo a tutti
R - E conosci l'effetto di rilevarne la sola segretezza?
D - Equivale ad accendere un fuoco sott'acqua
R - C'è qualcosa che non sai?
D - Non lo so
R - C'è qualcosa che non sai?
D - Si
R - E che cosa è?
D - La risposta a questa domanda
R - C'è qualcosa che non sai?
D - Solo ciò che non sei in grado di chiedermi
R - Quindi?
D - No
R - No?
D - Quindi
R - Hai mai avuto paura?
D - Ho avuto paura di avere paura
R - Quindi?
D - No
R - No?
D - Paura
R - La decadenza è inevitabile?
D - L'inevitabilità è prevedibilità, la prevedibilità discende della decadenza
R - Vuol dire che possiamo vibrare all'unisono con essa?
D - Vuol dire che la frequenza di risonanza è la discriminante tra bene e male
R - Come si può concepire l'assenza di tempo?
D - Annullando la differenza tra domanda e risposta
R - Stai forse insinuando che io e te siamo liberamente intercambiabili?
D - La mia risposta a questa domanda è lasciare questa domanda senza risposta. Potrei andare via.
R - Cosa siamo io e te?
D - La fine di un insieme
R - Intersezione di?
D - Contorno e nomenclatura

04 novembre 2006

Cogliere e collezionare tarli nelle altrui menti

"E' interessante chiedersi se le mucche di una fattoria percepiscano un individuo invariante sotto tutte le manifestazioni dell'allegro contadino che dà loro il fieno"

Dicendo "Scusa".
Dicendo "Cosa ne farai di me?".
Dicendo "Eccomi".
E' un punto muto.
Mutilazione, mutazione, motivazione.
Se ci sono le ruote non mi importa.
Sorridi, sì, sorridi.
-Sorridi-
E' un ordine travestito da desiderio.
E' un ordigno investito da un dromedario.
Ci credi che io pensi sia colpa mia?
Se non ti avessi mai scritto "Pazienza. Pazienza e..."
Magari le cose sarebbero andate diversamente.

02 novembre 2006

Amorale della favola

Un piede davanti all'altro, con cautela, in un corridoio al buio. Un po' come camminare, un po' come scivolare in un sonno qualsiasi, un po' come delegare il senso della vista alle mani, che esplorano -che esplodono- lo spazio senza un metodo, ma con entusiasmo, come antenne. Posso immaginarmi le pupille dilatarsi per ricevere frazioni di luce, come braccia in attesa di un amplesso. Dalle stanze chiuse e illuminate, infiltrazioni di luce rorida e glaciale. Sagome scomposte e sparpagliate dalla scabrosità del vetro smerigliato; sagome decomposte e terrorizzate. La delizia di accedere da un luogo illuminato ad un altro che ne sia privo, di illuminazione. Lasciate alle spalle le declinazioni dei colori e delle tinte, si smette repentinamente di recitare la prima persona. Si tace il cruccio di stanare moti del non raziocinare: rettile retaggio, la giustificazione. E sottovoce, è escogitato un solco.

26 ottobre 2006

Death comes to individuals as their most powerful memory

Oggi ho fatto alcune cose:
Ho lavato la macchina.
Ho preso un insetto prima che diventasse farfalla e l'ho gettato in una pozzanghera.
Ho fatto un bruco nell'acqua.
Mi sono steso per terra e mi sono fatto la barba.
Mi sono raso al suolo.
Ma più importante di tutto è quello che farò, rapimenti permettendo.

22 ottobre 2006

Effetto placebo

La domenica mattina, voglio stare nel mio letto.
La felicità è forse nella schiavitù.
La felicità è distante solamente una linea di basso.
Il passato è passato è passato.
E' tutta una questione di fiducia, o di rispetto, o di saper tacere?
Perchè da un punto di vista razionale, la fede è solo superstizione.
Ma la fede è proprio accantonare il punto di vista razionale.
La fede è fedeltà?
Se perdere la fede vuol dire non credere nell'esistenza di.
Se perdere la fedeltà vuol dire non amare più.
Si esiste solo quando si è amati?
La credenza è sufficiente all'esistenza?
Senza un soggetto credente, probabilmente l'oggetto creduto non esiste, semplicemente "è".
Mi divertivano al liceo i filosofi che dissertavano sull'essere.
E non è solo un problema di significato.
Faccio fatica a comprendere eventi semplici e banali.
Forse sopravvaluto la loro semplicità, o l'importanza della loro semplicità.
Credo d'illudermi che la mia mancanza di controllo mi ponga in completo controllo.
Pensare di poter capire è una forma di superbia?
E' ironico come la morale cristiana trasformi le fonti del male nel male stesso.
Come si può accettare il libero arbitrio e allo stesso tempo condannare chi mette in pericolo solo se stesso?
Il male semplificato comincia quando abbandonandomi alla gola tolgo il cibo a chi non lo ha, quando preso dall'avarizia levo a chi ha bisogno, quando annebbiato dall'accidia costringo chi mi vuole bene a faticare per me.
La gola, l'avarizia e l'accidia, in sè, riguardano solo me.
Concessami la libertà delle mie azioni, voglio rispondere di esse e solo di esse.
E' tutta una questione di rispetto.
Certo, non sarebbe così importante se...
Confesso che ci sono cose in cui non ho mai creduto.
Che ci sono cose in cui non credo più.
La dimostrazione che non esistono risiede nel fatto che possa accettare la loro inesistenza senza cadere in una palese contraddizione.
O che accettarla porta ad una contraddizione così grande che implode in sè stessa.
Scomparendo.
Ma io non sono una scatola nera.
Fossi Linneo mi aprirei, tirerei fuori tutti i miei pezzi e li disporrei ordinatamente sopra un tavolo.
Poi su ogni cosa apporrei una etichetta, e su queste etichette scriverei i nomi delle cose, le cose che ho dentro.
Forse non avrei parole per tutte.
Forse una delle cose sul tavolo avrebbe l'etichetta "I nomi delle cose".
Cerco solo di non combinare guai.
La felicità, o piuttosto la mancanza di felicità, viene solitamente ritenuta provocata da due cause.
La prima è la conoscenza.
Non si può sapere ed essere felici insieme, dicono.
La seconda è la felicità altrui.
Si può raggiungere la felicità solo smettendo di preoccuparsi della felicità degli altri, dicono.
Mi chiedo se le due cose siano in realtà la stessa cosa.
Ora quattro clacson suonano al contempo, ed io li distinguo uno dall'altro.
Sono diversi in timbro, altezza e volume, ma credo vogliano dire tutti la stessa cosa.
Vogliono andare via.
L'altezza non mi dà vertigine.
Ma salire l'altezza, senza appigli, mi mette a disagio: provo insicurezza.
Scendere da una altezza maggiore a quella stessa altezza mi lascerebbe indifferente.
E' una ironia che non avevo mai provato prima d'ora.
Io condivido la sorte del mio baricentro.

17 ottobre 2006

La dipendenza che ebbero l'un per l'altra fu indotta da sottili scosse di dolore e piacere.

Volevano fiori di porpora, cuori di porpora, dolori di porpora, fuori da schemi semplici e razionali fecero qualcosa di ancora più semplice e razionale. Alla base di ogni cosa c'erano loro e tutto intorno lo scenario crollava per riemergere più convoluto, più sconvolto, più rane, più mi fai arrossire, più sento sapore di sangue. Ecco un bicchiere di liquore da mandare giù con un colpo solo, siete pronti? No, è troppo tardi. Siamo circondati. Da chi? Non mi ricordo i nomi. Fa niente. Ma tu sei...? Già. If we could just ignore them. Un gigante e il suo birrino. Fortuna che non si fece più vedere. Le impressioni di quella notte li resero di nuovo fecondi, li rasero al suolo, li sollevarono così in alto, su materassi rossi che pendevano dal cielo. Che folli. Che geniale follia. Brividi così profondi, così terribili, così sconquassanti, così disarmanti, che così non vale. Che valgono più della loro esperienza. Innumerabili. Potrei impazzire, lo sai? Scusami. Non devi dirmi mai scusa per queste piccole cose. Non tu. Non noi. Labbracciati.

15 ottobre 2006

Il giorno prima di ieri ho detto una parola piena di "s"

Il conto delle cose che possono accadere in due giorni è un fatto di puro calcolo. Un singolo gesto ripetuto un numero incalcolabile di volte è invece un frutto. Frutto di incontrollabile volontà. Puro, in un modo diverso. Puro in tre volte cento modi diversi. Succoso e zuccherino, aspro e mordace. Dare indietro (ed era la prima volta) quello che devo sempre rubarti. Non basta, non basta. Il più grande difetto di due giorni è che non sono tre giorni. E poi scendi giù, lassù. Alte quote. Perigliose, ma non se si è dotati di ali (cosa per pochi) o se si è trovato il modo di cucire insieme un paracadute di fortuna. O se si è avuta la fortuna di riceverne uno in dono. Odio chi rende stucchevoli e toglie significato alle parole, con romanticismo da quattro soldi, come per: indimenticabili. Ma ci sono quei momenti. Quelli in cui il destino, che è sempre cinico e baro, è voltato dall'altra parte, o è in pausa caffè. Quindi non può vederti, e tu afferri quello che puoi, non volendo neanche sprecarlo a pensare chissà quando o se capiterà di nuovo. E' stato un viaggio lungo, faticoso in fine. E io sono tornato cambiato. Il luogo del ritorno si è fatto trovare cambiato. Quel giorno sembrava un martedì, due giorni sono sembrati uno. Uno. Non occhi nuovi, perchè stavolta non è la vista il senso che vince, non è la vista il senso a dare il senso. E ora possiamo inventare le nostre parole. Mmm.

05 ottobre 2006

Come se piovesse. Ovvero essere felici e averne paura perchè potrebbe finire

C'era un grande sole. Ma graaaande. Ed è scoppiato. E lo seguirò. Scoppierò anch'io. Vedo la pioggia sottile, in controluce, intorno alla luce di un lampione. Non quel lampione, quell'altro, quello lontano. Scoppierò quando avrà piovuto abbastanza, ed io mi sarò dissetato. Mi gira la testa... mi gira la testa mi gira la testa mi gira la testa... sono piccolo piccolo piccolo, stupido stupido stupido.... mi gira la testa, mi gira la testa, faccio un altro giro della piazza, un altro giro, un altro giro. Non andiamo via è ancora troppo presto, non andiamo via, non andiamo via, non andiamo via, non andare via, non andare via, non andare via: è ancora troppo resto.

04 ottobre 2006

Solo una parte infinitesima (se ti dico "lentissimi" cosa mi dici?)

Non vedi com'è facile?
E sì che bastano:
3 scalini,
2 leoni alati di pietra,
6 ranocchie che si fanno i fatti loro e non si degnano di guardarti,
una ringhiera a 1000 metri d'altezza,
un grillo dotato di cellulare con una suoneria fastidiosa
(e altri animali innominati).

Ma ne voglio ancora.
Per questo ho iniziato a contare, partendo da 10, a ritroso.
Esprimere desideri.
Non avere paura di esprimere desideri.
-Ma stai cercando di convincere me o te stesso?
Entrambi.
(come se ci fosse differenza)

Pop up.
E piccoli maiali con le ali.

03 ottobre 2006

Un prato stellato e il pensiero ad un singolo cecio. E poi?

Il cronometro è fermo ad un secondo dallo scoppio del suo segnale acustico. Si può discutere del colore della luna. Questa mattina mi sono tagliato la barba, per mettere un segnalibro sulla serata di ieri sera. Cose semplici e banali, suvvia, ma non così banali, tantomeno così semplici. Perchè questa leggera euforia a posteriori facilita il compito di dimenticare i dubbi della vigilia, il senso di non sapercela fare, la voglia di scappare via e nascondersi nel conosciuto, dallo sconociuto. Poi alla fine, come al solito, la realtà si risolve in qualcosa di meglio dell'idea della realtà. Di molto meglio. Della parte giusta del meglio. Strano il mondo è. Se ho superato un processo in cui io ricoprivo la parte di giudice e di accusato, pubblica accusa e giuria, non lo so. Non ne conosco il verdetto. Mi tengo questa bella sensazione e le schegge di una caccia al tesoro che assomiglia tanto ad un circuito ovale. Tutto è ovale. Io qui ci sono già stato. Torniamo al punto di partenza?

27 settembre 2006

Anche se non sembra valerne la pena

Il vantaggio di stare sempre da solo è che quando voglio stare da solo, posso stare da solo. Lo svantaggio di stare sempre da solo è che quando non voglio stare da solo, non posso stare che da solo. Immagino che la perfezione non sia qualcosa a cui si possa aspirare in quanto essere umani, poichè presupporrebbe la totale solitudine, che mi dicono essere impossibile. Immagino che una volta si sia voluto bene a qualcuno, ciò che di più vicino ci sia alla felicità sia poter cancellare le sofferenze di questa persona, o di queste persone. Immagino anche che allora sia normale voler stare lontani dalle persone che si amano, per non farle soffrire, per non vederle soffrire, che tanto prima o poi soffriranno o, peggio ancora, soffriranno "per causa mia". Immagino che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in questo ragionamento, solo a che a volte non sembra valerne la pena. Ma non mi fraintendete, forse è semplicemente amarezza.

24 settembre 2006

Alle persone preferisco le differenze tra le persone

I miei sogni sono sempre racconti di imbarazzo o di romanticherie.
Il punto di sutura è una unità di misura eccessivamente approssimativa.
Non ho ancora capito se il futuro è meglio del passato o se il passato è meglio del futuro.
Ma ho capito che il passato non esiste.
Tutti i miei ricordi sono nascosti dentro i miei muscoli, nella ripetizione del già atto.
Dopo tutto questo tempo faccio ancora confusione tra l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande e negativo.
L'idea che più infinito e meno infinito si tocchino, chissà dove, nell'infinito degli infiniti, è una idea molto rincuorante. Quasi sessuale.

22 settembre 2006

Ogni volto è la mappa di un mondo

Non resto.
Non esisto.
Non resisto.

Quello che si svolge intorno alla mia sedia, è un assedio.
Quella che ti chiedo, ma a cui non credo, è una tregua.

Sono appena di ritorno dal Circolo degli Artisti. Hanno suonato Riccardo Sinigallia, Non voglio che Clara, Marta sui Tubi. Il primo mi ha emozionato, i secondi un po' annoiato (ma temevo peggio), i terzi stupito ed elettrizzato. Ascoltate il disco di Riccardo, che merita, e andate a sentire i MsT dal vivo, che meritano.

21 settembre 2006

Sopravvalutazioni e sovrappensieri

Non faceva che guardarsi intorno, ignorando la pizza che si andava raffreddando nel suo piatto. Chiunque, osservandola, avrebbe reputato eccessivo l'interesse indirizzato alle figure vuote che decoravano le pareti di questa come di cento altre pizzerie, tutte uguali. I tavolini quadrati, le tendine a scacchi bianchi e rossi, poste sulle finestre che davano sulla strada, le solite olive nere non snocciolate sulla solita capricciosa. Perchè un giorno si era detta: "Il fastidio di scegliere ogni volta che pizza prendere è maggiore della noia di prendere sempre la stessa pizza". E ne aveva scelta una, per sempre.
Si sentì buttare contro un "Va tutto bene?" da una bocca dirimpetto, i cui denti avevano già scelto la propria vittima, e la stavano torturando senza incertezze. Non ricevendo però risposta, lui smise di masticare e le piantò addosso un paio di occhi color nocciola, taglienti, ma stanchi. Lei si ricordò di aver scoperto un'infinitesimale gradazione di verde, nel disco più interno di quell'iride.
Cominciarono una serie di movimenti sotterranei, segreti e rivelatori insieme. Lei disaccavallò le gambe sotto il tavolo, e piantò i piedi sul pavimento, paralleli e distanziati. Impugnò la forchetta, ma più che per iniziare a mangiare, sembrò voler soppesare un pugnale, pronto per un delitto da troppo tempo ponderato, come se la sua presenza fisica potesse scogliere i nodi di una coscienza provata. L'imbarazzo dei propri pensieri la sorprese; un po' di rossore le raggiunse le guance, per poi disparirne repentinamente.
Lui raccolse il fazzoletto che aveva posato sopra le gambe, si nettò le labbra con un lembo e lo ripose sul tavolo: un fantasma sconfitto. I geni dell'imbarazzo e del senso di colpa si urlavano sconcezze dentro la sua testa, producendo un frastuono tale da impedirgli di formulare il più elementare dei pensieri. Perse il controllo della propria compostezza, si lasciò scivolare contro schienale, le braccia buttate a penzolare nel vuoto, le schiena ricurva nelle spalle strette.

Stava in silenzio.
Stava in silenzio e la guardava.
Stava in silenzio e la guardava, perchè gli sembrava bella.

Lei quella sera non gli disse: "Se continui ad aver paura, mi hai già perso"
Lui quella sera non le disse: "Sono stanco di essere messo alla prova"
Lei non rispose: "Non ho bisogno di essere salvata"
E lui non ribattè: "Io scendo da questa giostra. Scendi con me."

Tutto quello che uno dei due seppe dire fu: "Andiamo via".

20 settembre 2006

Odio Robin Hood

Invitato a questo party così escluviso, mi prendo la briga di appuntarmi all'occhiello una di quelle etichette adesive sulle quali posso scrivere chi non sono. Io non sono vegetariano, non sono accondiscendente, non sono uno che la pensa come la pensi tu, non sono un sognatore, non sono malato, non sono un artista, non sono uno scienziato, non sono credente, non sono credulone, non sono superficiale, non sono ne' razionale ne' irrazionale. Il valore della somma dell'integrale delle mie parti è un intero positivo.
Quando mi sveglio la mattina, la mia faccia e le mie mani sono percorse da un formicolio sommesso, sono infastidite dal minimo contatto: lavarmi il volto e le mani produce piccoli brividi accompagnati da grugniti tremolanti, come quelli emessi da telespalla bob ogni volta che pone il piede sopra un rastrello. Non so descrivervi la differenza che c'è tra scendere ogni mattina dal letto posando il piede su un tappeto scendiletto piuttosto che sul nudo pavimento: ma vi assicuro che questa differenza c'è e si fa sentire. Le differenze che si fanno sentire sono come bambini maleducati che attirano l'attenzione della gente con i loro capricci. Anche se non ottengono ciò che vogliono, ricevono attenzione: traggono comunque un vantaggio. Quale vantaggio invece per quei bambini che si sono lasciati piegare dall'educazione di genitori e insegnanti, quelli che non si fanno sentire, che non urlano, che non attraggono l'attenzione altrui non perchè non la vorrebbero, ma perchè condizionati a temerla? Vorrei che qualcuno avesse detto a questi bambini: "non fate ciò che vi viene detto di fare". Più persone avrete reso felici, meno sarete felici voi stessi.
C'è una storia molto semplice: i protagonisti sono l'aitante signor Laundry, la signorina BollaDiSapone e il giovane AmbiDestro. Lo svolgimento è altrettanto semplice: il grande sogno di AmbiDestro era conquistare il cuore della bella BollaDiSapone. Ogni volta che passavano tempo insieme, AmbiDestro aveva l'impressione che BollaDiSapone non gli fosse del tutto indifferente, ma lei non gli aveva mai dato un chiaro segno della sua preferenza. AmbiDestro allora si prodigò per piacere a BollaDiSapone, cercò di cambiare, di migliorarsi, di rendersi una persona desiderabile. La trattò con riguardo e dolcezza, le stette accanto quando lei ne ebbe bisogno e cercò di coprire ogni ruolo che avrebbe coperto un compagno ideale: amico, amante, complice, padre, figlio.
La conclusione della storia è invece raramente complessa: composta da una parte reale ed una immaginaria. Nella realtà BollaDiSapone preferì l'odiato Laundry al buon AmbiDestro. Lei non seppe o non volle dare alcuna spiegazione, anche se fu costretta ad ammettere che probabilmente Laundry non valeva un terzo del nostro povero eroe, ma che a lei non importava. Ora la parte immaginaria: Il demone dell'amore non ebbe scelta. Laundry, con tutti i suoi difetti, ma anche con i suoi pregi, era un facile bersaglio. Scoccare la propria freccia in quella direzione era non solo una scelta facile, ma l'unica possibile. AmbiDestro, invece, con la sua voglia di perfezione, col suo desiderio di essere tutto, ha finito per non essere niente: un bersaglio in movimento, impossibile da mirare, figuriamoci da colpire, da raggiungere.
L'avevo detto che si trattava di una storia semplice, ai limiti del banale. Ma come tutte le storie: si raccontano affinché chi le ascolta non cada negli stessi errori. Si raccontano spesso ai bambini, affinchè non cadano nel banale errore di commettere banali errori. Eppure la paradossale morale di questa storia è che commettere banali errori spesso risulta essere la non banale cosa giusta.
Spengo la luce.
Buonanotte.

16 settembre 2006

Tra di noi solo un posacenere nero, entrambi non abbiamo mai imparato a fumare

C'è un coniglio immobile sul pavimento
non ho il coraggio di toccarlo
il pelo bianco sporco
una macchia nera intorno all'occhio
il suo occhio sinistro
le orecchie rosa coperte da una fine peluria
mi stendo sul pavimento accanto a lui
ora gli sono proprio di fronte
lo squadro avido di dettagli
l'unico orecchio che vedo da questa posizione
poggia a terra mollemente
come un animale separato, diverso
le narici, il solco tra le labbra
la fessura della bocca
disegnano un'antica lettera
di un alfabeto a me sconosciuto
di una lingua che non so parlare
i baffi e il pelo oltre il contorno del corpo
lo circondano di un'aura intangibile
come la saggezza di cento favole
non saprei dire se è morto o svenuto
forse sta dormendo
se lo toccassi potrei svegliarlo
"stavo solo riposando gli occhi"
direbbe con la voce impastata dal sonno
strofinandosi gli occhi con le zampette
(ma hanno palpebre i conigli?
so solo che possono chiudere gli occhi)
poi tornado in sè, scapperebbe via
riconciliandosi con la sua natura di coniglio
spingendosi con le zampe posteriori
allungate, affusolate ma muscolose
per quanto possa essere muscoloso un coniglio
poi scivolerebbe sul pavimento lucido
producendosi in un goffo capitombolo
gli avvicino la mano al fianco
e ne sento il calore a distanza
ho paura anche di sfiorarlo
non dubito della falsa certezza
per cui tutto quello che è soffice
è anche sensibile, in eccesso
per cui tutto quello che è peloso,
peloso di un pelo bianco,
bianco di un bianco sporco,
è anche soffice, in eccesso
i suoi occhi sono ancora chiusi
spengo la luce e vado via
non lo sveglierò, se è morto
se dorme, pregherò per lui

15 settembre 2006

-"E' stato tutto così strano" -"E' sempre tutto strano"

Il gesto definitivo:
"Posso essere qualunque cosa di cui tu abbia bisogno"

La sconfitta totale:
"Non sei ciò di cui ho bisogno"

13 settembre 2006

Contro ikea

In verità non ce l'ho con ikea, visto che non fa nulla di male. E' una società, vende cose che la gente compra: tutto qua. L'invettiva potrebbe partire contro alcune immagini riportate nel loro catalogo, questo sì. Quello che mi perplime non è tanto l'immagine delle persone abitanti le fantomatiche case ikea: tutti puliti, belli ma senza esagerare, vestiti con cura, sorridenti, e quando non sono sorridenti non lo sono per un motivo importante, o stanno lavorando o leggendo. Gli atteggiamenti piuttosto. Gli atteggiamenti di persone e cose. Chi usa un computer portatile è sempre seduto a gambe incrociate sul divano, o steso sul tappeto o sul letto. Roba che a farlo nella realtà verrebbero i crampi dopo 30 secondi, e il letto/tappeto prenderebbe fuoco dopo 2 minuti. Le librerie e le teche di cd e film sono sempre perfette, piene. Scenico, ma nella vita reale la gente legge i libri, li ripone e poi ne compra di nuovi. Quindi la libreria risulta sempre troppo vuota o troppo piena per accogliere nuovi libri. Tutto ha l'aria di essere un punto di arrivo. Il senso del catalogo ikea è suggerire al lettore che una volta ottenuta una casa immagine simile a quella, il compito può essere considerato svolto, non dovranno più pensarci. La mia idea di casa è un po' diversa. Oltre a "posto sufficientemente confortevole nel quale passare la notte" e "ripostiglio delle mie cianfrusaglie", una casa dovrebbe potermi supportare, non stagliarsi come uno scoglio in mezzo al mare. Accogliere la vita che la percorre come un organismo sa accogliere l'ossigeno. Deve respirare. Deve essere sempre troppo piena o troppo vuota. Ha senso?

12 settembre 2006

Mixtape n.3

Daniel Johnston - Everlasting Love
Mia Martini - Piccolo Uomo
Ben Harper - Morning Yearning
Brand New - Flying at Tree Level
Beatles - Something
Xiu Xiu - Ian Curtis Wishlist
The Veils - Jesus for the Jugular
Edith Piaf and Theo Sarapo - A Quoi Ca Sert l'Amour
Deftones - Hole in the Earth
Mates of State - Punchlines
Nina Simone - Summertime
Guns'n'Roses - Estranged
Low - Cue the String
Baxter - Gonna Make It There
Mogwai - Sine Wave
Adriana Calcanhoto - Clandestino
Katie Melua - Just Like Heaven
Waking Ashland - Shades of Gray
Mondo Marcio vs. Finley - Dentro Una Scatola (oh yes...)
Fabrizio De Andrè - Dolcenera
Subsonica - Come Se
Lombroso - Insieme a Te Sto Bene
Lost Prophets - Cry Me a River
Pacifico e Ivano Fossati - A Poche Ore
Tool - 10000 Days (Wings Pt 2)
Offlaga Disco Pax - Tono Metallico Standard
Carmen Consoli - La Dolce Attesa
Yuppie Flu - Silver Rain
Tracy Chapman - Change
The Twilight Singers - There's Been An Accident
The Paper Chase - We Know Where You Sleep
The Exit - Darlin'
The Dresden Dolls - Delilah
Stefano Bollani - Che Cosa Sono Le Nuvole
Indochine - Le Grand Secret
Emery - Studying Politics
Owen - The Sad Waltzes Of Pietro Crespi
Shellac - Prayer To God
Blonde Redhead - Melody
Wrens - Happy
The Paper Chase - Neat Manageable Piles
Denali - Welcome
Moneen - The Last Song I Will Ever Want To Sing
Fantomas - 4-20-05
Maximilian Hecker - Yeah, Eventually She Goes
Air - Alone In Tokio
Lali Puna - Faking The Books
Bjork - All Is Full Of Love

10 settembre 2006

Ho un materasso nuovo. E nulla di nuovo da posarci sopra.

Sono come un semplice animale:

Non ho coscienza di me stesso, non mi riconosco allo specchio
A volte ho fame, a volte ho sete
A volte ho paura, a volte mordo
A volte ho voglia di una femmina, a volte ho voglia di stare da solo
A volte sono triste, a volte sono allegro
A volte ho voglia di giocare, a volte ho voglia di dormire
A volte ho voglia di correre, a volte ho voglia di camminare

09 settembre 2006

Difficile scrivere una frase le cui parole abbiano come iniziali le lettere della parole "solitudine"

Ogni giorno si fa più facile, quando subentra la rassegnazione. Ogni giorno si fa più difficile, quando subentra la consapevolezza della rassegnazione. La cosa buffa è che anche a voler essere cattivi, egoisti, mettere sè stessi davanti agli altri, non ci sono occasioni in cui avere in cambio un po' di benessere, o felicità, o altri sentimenti moralmente discutibili. La ricerca di una scossa potrebbe finire nella dubbia legalità di un corpo adorno di lividi. Il mistero della pietra azzurra. Se ascolto la sigla mi vengono ancora i brividi. Me lo ricordo come un bellissimo cartone animato. Io mi identificavo con Jean: un po' sfigato, troppo cerebrale, segretamente infatuato dell'eterea Nadia (ma non poi così segretamente). La mia educazione sentimentale si è formata su quella storia e su "E' quasi magia Johnny". Accidenti.

08 settembre 2006

Giuro che più di così non posso correre

Una volta, tanto tempo fa, quando ancora guardavo la televisione, gli esperti di non so cosa dicevano che ormai gli uomini superavano le donne in quanto a spese e dedizione alla cosmesi. Sarà pure ma, non per vantarmi, io mi limito a farmi la doccia con acqua, sapone e uno shampoo a caso tra gli shampii. Dove voglio arrivare? adesso ci arrivo. Durante la doccia odierna, m'è capitato tra le mani il Johnson's Baby Shampoo: sull'etichetta c'è scritto "Mai più lacrime" - "No more tears". In nome della scienza sento il bisogno di verificare questa affermazione. Dunque: chi è in grado, è pregato di spezzarmi il cuore. Io continuerò a shampaarmi con il suddetto. Le mie reazioni saranno un rudimentale ma sufficiente banco di prova, per cominciare. Se i risultati iniziali saranno incoraggianti, proseguiremo la sperimentazione.
A cose più grandi!

06 settembre 2006

Per, ma lo so! Con, essenza.

L'oroscopo della settimana, per una settimana qualunque
a cura di Leone Nero

Ariete
amore: guardando il profilo di qualcuno che desiderate da tanto, scoprirete di non volerlo più
salute: abbiate cura dei vostri capelli e della pelle del vostro viso
lavoro: pensate al vostro nuovo lavoro come ad una strada da attraversare

Toro
amore: cercate nella moltitudine e troverete nella solitudine
salute: i vostri reni avranno bisogno di molta più acqua
lavoro: vi verranno chieste prestazioni particolari e complesse, prendetevi il tempo necessario

Gemelli
amore: vi indirizzerano bigliettini d'amore in una lingua a voi sconosciuta
salute: ciò che credevate sano non si rivelerà tale
lavoro: prima di affrontare un lungo viaggio, preparatevi fisicamente

Cancro
amore: non cadete nella trappola del primo paio di occhi grandi e neri
salute: state alla larga dal cibo di dubbia provenienza
lavoro: vi renderete ridicoli, ma passerà subito

Leone
amore: subire una prepotenza non vuol dire amare incondizionatamente
salute: non mangiatevi le unghie o vi cadranno i capelli
lavoro: state lontani dalle tentazioni, e posate gli occhi dove è più conveniente

Vergine
amore: vi faranno del male e voi farete del male a vostra volta
salute: andate a ballare
lavoro: approfittate del fatto di essere degli sconosciuti

Bilancia
amore: sbrigatevi o arriverà troppo tardi
salute: la natura vi vuole bene, gioite
lavoro: andateci piano e arriverete dove volete arrivare

Scorpione
amore: ci sono solo due posti liberi, e li occuperete voi
salute: state lontani dal mare e dalle bottiglie
lavoro: sembrerà tutto troppo semplice

Sagittario
amore: non cercate di conquistare con un regalo costoso
salute: fumare fa ancora male
lavoro: rapporti gelidi con i colleghi, è colpa vostra

Capricorno
amore: avete troppe opzioni, prendete una decisione se non volete restare a bocca asciutta
salute: prendete un po' di sole e date qualcosa in cambio
lavoro: se lavorate in campo medico non vestitevi di bianco

Acquario
amore: non è il mondo ad essere sottosopra, è sottosopra ad essere il mondo
salute: la conoscenza è il rimedio migliore per ogni paura
lavoro: fate buon uso della fortuna che incontrerete

Pesci
amore: costruitevi un nido dal quale potete vedere il cielo
salute: l'igiene va bene, ma non esagerate
lavoro: tenetevi stretto quello che avete, parigi val bene una messa

03 settembre 2006

Se non ce la fate a leggere tutto va bene lo stesso

Ultimamente mi sono trovato spesso a pensare riguardo la mente, il pensiero, l'intelligenza. Come al solito, nulla che possa essere definito rigoroso; anzi mi piacerebbe sapere se magari ho commesso qualche errore. A seguire, il frutto di cotanta elucubrazione.

Per cominiciare una di due pseudo-teorie: Il cervello è una macchina costruita/evoluta per il riconoscimento e l'attuazione di schemi. Più gli schemi sono ripetitivi e assodati, più la loro elaborazione è delegata a basso livello. Nel caso in cui si presenti invece un nuovo schema, o un disturbo rilevante ad uno schema conosciuto, le informazioni vengono passate ad alto livello, per il riconoscimento. La distinzione tra basso e alto livello, in termini soggettivi, si riflette nella quantità di attenzione necessaria a intepretare uno stimolo, o ad eseguire una azione. Esempio: imparare a leggere comporta un grande sforzo. All'inizio tutta l'attenzione è focalizzata sul riconoscimento delle singole lettere; una volta che questo processo è acquisito, diventa sempre più automatico e richiede sempre meno attenzione. Attenzione che si sposta sul riconoscimento delle sillabe. Una volta imparate le sillabe, si passa alle parole. Dalle parole alle frasi, dalle frasi ai testi. Dopo anni di questo tipo di esercitazioni (la scuola elementare), si può richiamare alla mente con la stessa facilità la forma della lettera 'a' e tutta la storia raccontata in Pinocchio. Imparando le lettere, non abbiamo fatto altro che memorizzare uno schema di segni grafici. Questo schema è sufficientemente a prova di errore, in quanto possiamo riconoscere la stessa lettera anche se scritta in un carattere od in una calligrafia diversa. Così, leggendo, non ci soffermiamo più sulle singole lettere, a meno che non incontriamo qualcosa che non assomiglia a nessuna delle lettere che conosciamo: allora abbiamo la capacità di rifocalizzare l'attenzione su una scala molto più piccola.

Ora, si tratta di un quadro molto approssimativo e non spiega come funzionino le cose in sostanza, ma come idea generale credo regga. C'è un libro di Jeff Hawkins, "On Intelligence", che spiega più in dettaglio un concetto simile aggiungendoci un elemento importante, ma ne parlerò dopo. Quello che voglio dire è che questo "modello" di funzionamento della mente sembra adatta a spiegare un fenomeno che mi è sembrato di rilevare nella gente: ovvero, che ci sono due tipi di approccio al mondo in generale, o alle arti in particolare, che appaiono antitetici: c'è una categoria di persone che sembra trovare piacere o sollievo quando incontra qualcosa che già conosce, mentre altre non sono soddisfatte finchè non ricevono stimoli nuovi. E' una caratteristica comportamentale che potrebbe essere di natura genetica o ambientale, chissà, magari frutto del ricevere una educazione in vece di un'altra. Fatto sta che c'è a chi piace leggere centinaia di libri gialli che raccontano tutti la stessa storia di omicidio, o 20 libri della saga di Harry potter, o vedere sempre lo stesso film d'amore o d'azione, o ascoltare sempre la stessa canzone pop, basata sempre sullo stesso giro di accordi, o ridere sempre alle stesse battute (tipo i tormentoni). Ad altri, invece, tutto ciò viene presto a noia ed hanno bisogno sempre di qualcosa di nuovo. Non voglio dare giudizio di merito rispetto ai due casi, evidentemente hanno ciascuno dei pro e contro. Solo è interessante capire da cosa è generata questa disparità: magari in un certo periodo della vita è stato rinforzato il legame tra il piacere e il riconoscimento di nuovi o vecchi schemi.

La seconda pseudo-teoria è più semplice, ma ha dei risvolti interessanti. Tempo fa mi è sovvenuta questa metafora: ci sono persone che sono come buchi neri. Sono quelle persone che incamerano dentro di se il maggior numero di nozioni, informazioni, notizie, letture, emozioni possibili, ma quello che producono è così poco o povero da poter essere considerato marginale. Come i buchi neri, catturano tutto quello che finisce nelle loro vicinanze e non lasciano scappare nulla. Io mi metto tra questi. Di contrario, c'è chi può essere considerato come un "buco bianco" o una supernova, per rimanere nell'ambito astrofisico: una categoria di individui che producono molto più di quello che incamerano. Costoro, da un minimo spunto, possono creare un mondo. Tra questi, metto la buona A. che, venutane a conoscenza, mi ha fatto notare che quello che mi sfugge di questa "scatola bianca" è la capacità di creare connessioni e collegamenti tra le idee. E non ci vuole che un minimo di statistica per confermare che la più semplice delle tecniche combinatorie permette di generare, per tot idee, un numero esponenziale di combinazioni o connessioni. Uhm, calza! Magari non tutte le combinazioni hanno un senso o sono utili, ma sapendole scegliere si possono appunto creare interi nuovi mondi di idee, di modi di pensare. Ed approfondendo il discorso, è saltato fuori (o è parso evidente a me) che la distinzione tra l'educazione scientifica e quella umanistica è appunto l'insegnamento su quali nuovi collegamenti siano da considerarsi validi e quali no. La matematica e la logica hanno regole rigorose per decidere se una sequenza di idee è accettabile o meno, un artista è invece spinto a produrre qualcosa di sempre diverso anche se non formalmente corretto. Ed è quando la capacità di creare nuove connessioni di un artista si incontra con la capacità di incanalare queste connessioni in strutture formali, che si ha il vero genio. Penso a Gauss, Newton, Turing, Maxwell, Von Neumann.

L'ultima speculatio riguarda la possibilità di creare una macchina che si possa definire intelligente: un marchingegno che sapesse passare il test di Turing, per capirci. Io lo ritengo possibile. C'è un libro di Rogen Penrose, "La mente nuova dell'imperatore", in cui 500 pagine di fisica sono usate per presumere che nel cervello accada qualcosa a livello sub-atomico di non replicabile in una macchina. Il fatto è che evidenze non ce ne sono, e se dobbiamo speculare, allora una teoria vale l'altra.
Ci sono tre progetti che, a riguardo, hanno catturato la mia attenzione: Google, OpenCyC e Numenta. Incominciamo dall'ultima. Numenta è la società fondata da Jeff Hawkins (vedi sopra), che sta sviluppando una applicazione di quella teoria del funzionamento del cervello. Le parti nuove e fondamentali di questa teoria sono la possibilità di "visualizzare" schemi sia nello spazio che nel tempo, e la capacità di fare previsioni. In parole povere, la si può immaginare come una struttura gerarchica di agenti intelligenti, in cui quelli in basso sono a contatto diretto con gli stimoli provenienti dall'esterno e man mano che si sale si formano schemi di schemi di schemi di schemi etc etc... Ogni singolo agente funziona in modo semplice: riceve informazioni dal basso, se in queste informazioni riconosce uno schema, comunica in basso una previsione sugli stimoli successivi e se la previsione è confermata, comunica lo schema al livello superiore. Dall'alto riceve previsioni più ad alto livello e il suo compito è confermarle o smentirle. Quando non riesce a riconoscere uno schema, passa le informazioni in questione al livello superiore, i quali si occuperano di generalizzarle in nuovi schemi. Sembra un po' contorto, ma considerando che gli schemi non sono che sequenze di stimoli, il risultato è che salendo la scala gerarchica vengono riconosciute sequenze di sequenze di sequenze etc etc. Per fare un esempio, se da un basso livello arriva questa sequenza: "occhio" "occhio" "naso", posso presumere che il prossimo elemento sarà "bocca", che completa lo schema "volto". Se appunto troverò "bocca", devo comunicare al piano superiore semplicemente di aver incontrato un "volto". Se per caso dovessi trovare un altro "naso", ci sarebbe qualcosa di strano: dovrei chiedere di sopra "cos'è che ha due occhi e due nasi?"

Se un sistema del genere è realizzabile, avremmo per le mani una macchina capace di operare generalizzazioni a più livelli, ed in grado di correggersi, o almeno rendere conto, se le proprie generalizzazioni sono errate, cioè non confermate dai fatti. Notevole, ma è solo il primo passo. La prima cosa di cui avrebbe bisogno questa macchina per iniziare ad imparare qualcosa del mondo circostante, è appunto un modo di percepire/vedere il mondo circostante. Qualcosa su cui operare ipotesi e verificarne la veridicità. Per fare questo oltre ai sensi, è necessario un modo per indirizzare e focalizzare i sensi. Qui entra in ballo Google. Google, Google Immagini, Google Video, Google Libri e Google Mappe, oltre a fornire l'esposizione ad una quantità pressochè infinita di dati, come i nostri sensi ci espongono a tutto l'ambiente circostante, permette anche, attraverso la ricerca, di selezionare quale parte di questi dati vogliamo prendere in considerazione: nello stesso modo in cui si può esaminare la punta di una matita e studiarne il funzionamento mentre si riesce ad obliare temporaneamente il resto della matita, la scrivania su cui poggia, la stanza in cui si trova la scrivania, l'appartamento in cui la stanza è situata e così via.

Più che notevole, ma non è ancora abbastanza. Ammesso che si possa ricreare la parte funzionale della mente e interfacciarla in modo produttivo col mondo circostante, manca ciò a cui ogni persona intelligente viene esposta fin dalla nascita al fine di renderla tale: L'educazione. Che se anche una mente è in grado di formulare ogni singolo pensiero formulato del passato, riformularli tutti è impossibile. S'è deciso dunque, tra menti intelligenti, di esporre ogni nuova mente ad una selezioni di idee (i nostri schemi di prima) affinchè li possa acquisire in modo automatico e con una certa facilità, e poi andare per la sua strada, fondata su solide basi. Dobbiamo dunque insegnare alla nostra mente artificiale ciò che insegneremmo ad ogni bambino: come ragionare, la logica, il linguaggio, il buon senso e così via. Molte di queste cose passano dai genitori/educatori ai figli/discenti per un processo di esposizione ed imitazione, processo su cui non possiamo fare affidamento, o che risulterebbe tedioso e poco pratico. OpenCyC potrebbe colmare questa lacuna. OpenCyc è un progetto che va avanti da più di 10 anni, che si è dato l'obiettivo di formare il più grande database di informazioni ragionate e di buon senso del mondo. In filosofia un sistema del genere è chiamato ontologia, cioè una specifica rappresentazione del mondo o di una sua parte. OpenCyC, che da poco è stato rilasciato al pubblico, utilizza un proprio linguaggio logico per rappresentare tutte quelle informazioni che diamo per scontate quando facciamo uso del linguaggio di tutti i giorni (natural language).

Numenta e la sua teoria del cervello, Google, OpenCyc: non so se qualcuno ci ha già pensato, ma la mia opinione è che dovrebbero lavorare insieme in questa direzione. Se un giorno l'uomo avrà a disposizioni macchine con capacità intellettive paragonabili alle sue, solo la fantascienza può prospettare quali scenari si troverà ad affrontare. Senza contare tutte le implicazioni filosofiche, etiche e religiose che si presenterebbero con la nascita di esseri intelligenti diversi da noi e prodotti da noi (magari migliori di noi?). Ma di queste cose si è parlato tanto, anche a sproposito: ciò che è veramente interessante è rispondere ad altre domande. Possiamo farlo? Se no, perchè? Se sì, come?


(((Una volta sono stato un sasso) ricordo di aver ricevuto un calcio) e mi girava la testa da sasso)

02 settembre 2006

I lie for only you, and I lie well...

Artificial Intelligence: A Modern Approach (2nd Edition)
-by Stuart J. Russell, Peter Norvig

The Feynman Lectures on Physics: The Definitive and Extended Edition
-by Richard P. Feynman, et al.

Structure and Interpretation of Computer Programs - 2nd Edition (MIT Electrical Engineering and Computer Science)
-by Harold Abelson, Gerald Jay Sussman

Gödel, Escher, Bach: An Eternal Golden Braid
-by Douglas R. Hofstadter

General Chemistry
-by Linus Pauling

Concepts of Modern Mathematics
-by Ian Stewart

The Selfish Gene: 30th Anniversary Edition--with a new Introduction by the Author
-by Richard Dawkins

Lehninger Principles of Biochemistry, Fourth Edition
-by David L. Nelson, Michael M. Cox

Society of Mind
-by Marvin Minsky

The Golden Ratio: The Story of PHI, the World's Most Astonishing Number
-by Mario Livio

30 agosto 2006

In italiano, nel testo

La mia vita un carroattrezzi. Sembra stia portando in giro una vita più bella e veloce, chissà dove, su un camion lento e sgangherato. Quando potrei andare verso la medesima destinazione con la bella macchina che sto trasportando.

La saggezza impopolare: prendere un qualsiasi proverbio e negarlo.
Rosso di sera bel tempo dispera.
Sono tornate le mezze stagioni.
Tira più un carro di buoi che un pelo di f...
Al cuor si comanda.
A caval donato si guarda in bocca.
A mali estremi rimedi moderati.
Buon sangue mente.
Chi dice donna, non dice danno. (infatti dice donna)
Chi la dura la perde.
Peggio tardi che mai.
Lontano dagli occhi, vicino al cuore.
(oppure)
Vicino agli occhi, lontano dal cuore.

Super Mario Mondo (era: Cambiamenti)

Domanda di primo livello:
-Venendo a sapere che domani morirai, cambieresti? cosa? cosa faresti?
Essendo il primo livello, è facile. Risposte più o meno serie. Risposta importante. Ipotetica quadratura del cerchio. Niente di speciale, andiamo avanti.

Domanda di secondo livello:
-Ora che sai cosa faresti, cosa ti impedisce di farlo anche senza la prospettiva di dover morire?
Qui le cose si complicano. Basterebbe un "nulla", se solo non bastasse. Necessario affrontare visione di se' stessi, visione che gli altri hanno di se' stessi, visione della visione degli altri che hanno una visione di se' stessi. Labirintico. Ci facciamo piccoli, attraversiamo quel pertugio. Livello completato.

Mostro di fine quadro, sotto forma di quesito:
Che ne farai del tempo che ti rimane?
No, qui non si passa. Continui a perdere vite su vite, giorni su giorni. Non puoi mettere in pausa, non puoi salvare e ricominciare dal punto dove sei arrivato. Se toppi tutte le possibilità che hai, al massimo puoi ricominciare dal livello 1-1.

Ogni volta che ho provato a salvare la principessa, ho scoperto che lei era in un altro castello.

28 agosto 2006

Medito...

...sul da farsi. Qui ci vuole una soluzione radicale, inconsueta, mai osata. Qualcosa di clamoroso. Esplosivo. Voglio un modo nuovo di pensare. Voglio staccare tutto. Voglio chiudermi dentro il mio guscio puntuto e non fare entrare nessuno. E voglio uscirne metamorfizzato. No, non come una farfalla. Non voglio un bozzolo, è troppo delicato. E poi non è una questione estetica, e non si tratta del passare dallo strisciare al volare. Tempo, distanza, vendetta, calore umano, sentimenti come sentenze: se tutto fosse relativo basterebbe trovare la variabile al variare della quale essi cambiano. Invece no, è tutto affisso in una tremenda bacheca cosmica. Se passate di qua, lasciatemi le seguenti cose: una mappa, un coltellino svizzero multiuso, bastoncini di legno da far girare tra le dita.

26 agosto 2006

Con o senza, ma non è la stessa cosa

Il pericolo che corri, lo stai

s
o
p
r
a
v
v
a
l
u
t
a
n
d
o

Il pericolo che rappresenti lo stai

i
g
n
o
r
a
n
d
o

Volevo scrivere questo racconto come un serpente, ma non sarei mai stato in grado di fargli mordere la propria coda. Tra la opzioni a disposizione c'è la possibilità di svanire, la possibilità di svenire, l'improbabile ortogonalità dei punti da unire. Avrei piacere a far circolare il mio sangue fuori di me, temporaneamente, dentro un tubicino di plastica trasparente. Poter vederlo passare, confonderlo estraendolo da un punto del corpo e reinserendolo in un luogo differente.
(( ...il contrario di "amore" non è "odio") è "solitudine")


A te suggerirò dei nomi di fantasia. Per apparire speciale.

Te chiamerò con solo vocali, escludendo le consonanti, abusate. Per apparire speciale.

A te sembrerà che io voglia migliorare. Lo farei. Per apparire speciale.

Con te fingerò di essere spaventato, fingerò di essere colto. Per apparire speciale.

A te chiederò di feste, di persone, di persone alle feste. Ti dirò che non vado alle feste. Perchè chi non va alle feste lo fa per apparire speciale.

Se questa fosse una favola, la morale sarebbe: Quando corri in un cerchio, la normalità che ti lasci alle spalle (la normalità che VUOI lasciarti alle spalle) è sempre davanti a te. Irragiungibile.

24 agosto 2006

Giallo come la carta delle caramelle al miele

Selvatico. La strada in salita. Un cambio di passo. Una offerta che non puoi rifiutare. Una ninna nanna immobile. Battito disperato. Una spina per ogni cuore. Le cose non sono più belle, ora. Freddo. Luce sanguinante. E ci riconoscerai dalla scia di morte. Mondi separati. Un altro tipo di morte. Incompleto. Turista. Completamente nuovo. Il giusto è qui. Al trionfo segue la perdita. Il grigio sfumerà. Risveglia il morto. Innamorato per caso. Un'arma popolare. La conseguenza dell'illusione. Delizioso. La Distanza in un abbraccio. Corsia ad est. Sfumature di nero. Viaggiatore. Rumori della stanza. I lati deboli. Chiama il mio nome. Campo di carne. Sforzo. E' su tutta la mappa. Dita d'oro. Notifica di disconnessione. Perde il controllo. Ali nere benedette. Lui. Unisciti a me. Fuori, più vicino. Pieno di speranza. Opposti. La caduta delle speranze. Tipi A. La vita comincia di nuovo. Problemi. La migrazione segreta. E' ora. Segnali di miseria. Della malizia e del cuore magno.

22 agosto 2006

Mixtape n.-1 (direttamente dal 2003)

01. Green Day - You Lied
02. Linea77 - Fantasma
03. Aerosmith - Fly Away From Here
04. Evanescence - My Immortal
05. 4 Clubbers - Children (2002 rmx)
06. Big Dumb Face - Super Mario Brothers
07. Calla - Strangler
08. Cave In - Anchor
09. Chet Baker - Mo'Better Blues
10. Deftones - Hexogram
11. Thursday - Autobiography Of A Nation
12. Funeral For A Friend - This year's most open heartbreak
13. Copeland - California
14. Copeland - Brightest
15. Hey Mercedes - Quality Revenge
16. Francesco De Gregori - La donna cannone
17. Hiding With Girls - The Stars Cascade
18. Toto - Rosanna
19. Authority Zero - One More Minute
20. Bad Astronaut - These Days
21. Bloodhound Gang - Along Comes Mary
22. Collective Soul - December
23. Deftones - Say it ain't so (live cover)
24. Le Vibrazioni - Dedicato a Te
25. Madbones - Alona
26. Mare (1)
27. Marlene Kuntz - Hanno crocifisso Giovanni
28. Moravagine - No More Time
29. Joshua Redman - Tears In Heaven
30. Stacey Smith - This Is My Day 2 (theme from P E T S)
31. PFM - Impressioni Di Settembre
32. Sigur Ros - Viðrar vel til loftárása
33. Toto - Africa
34. Tre Allegri Ragazzi Morti - Piccolo Cinema Onirico
35. Tre Allegri Ragazzi Morti - Occhi Bassi
36. Veronica Lock - Allora Ciao Intanto
37. Zap Mama - Take me coco
38. Marysun!Nicotina - Questi sensi non mi bastano
39. Paolino Paperino Band - Cane
40. Paolino Paperino Band - Terremoto
41. Shai Hulud - Linoleum
42. Shovel - Lurk
43. XTC - Making Plans for Nigel
44. Switched - Inside
45. Tre Allegri Ragazzi Morti - Prova A Star Con Me Un Altro Inverno a Pordenone
46. Tribalistas - Ja sei namorar
47. The Vines - Ms Jackson

(1) Ho una canzone chiamata "mare.mp3", mai scoperto di chi fosse.