20 gennaio 2008

Un cespuglio e la scienza delle cose

Brachistocronache : I
-Tutto quello che c'è da sapere su di una persona, lo si ottiene chiedendogli se crede in Dio e se possiede un paio di occhiali da sole. E osservando poi la faccia che fa per dire "Perché?"
Lo dice Nil, appoggiato contro la finestra chiusa. A chi lo dice, se è solo nella stanza? Alla gente che si smarca sui marciapiedi, irrigidita dal freddo e noncurante. Alla rosa di respiro che si spande e contrae sopra il vetro, davanti al suo naso. Nil non smette un momento di parlare, quando nessuno lo ascolta. Nil, quando nessuno lo guarda, smette di respirare. Ma solo per pochi attimi. Crede di avere un sacco di cose da dire, ma non alle persone. Nil e il suo naso, quanti aneddoti. Crede di avere intorno un sacco di persone, ma non interessate. Crede che ci sia un curiosa distribuzione di persone interessanti, ma non per lui. Allora si inventa che quella macchia di vapor acqueo possegga una vita propria; un anemone del cielo; dimenticando la giornata di freddo, i propri polmoni e nozioni base di termodinamica. Un test di Roscharch capovolto: "Riesce a non proiettare la sua fantasia su queste discutibili simmetrie, signore?"
Qualcuno apre la porta, accende la luce nella stanza. Il mondo fuori scompare, si affaccia alla finestra una copia speculare dell'interno, compreso un sè capovolto che lo guarda con occhi strani, instupiditi. -Vuoi un poco di the? -Sì, grazie.
La luce spenta. La porta chiusa. La voragine.

-Sei sposato? -No -Allora perchè indossi una fede? -Non è mia -E a chi appartiene? -L'ho rubata ad un cadavere, o a un uomo sposato, o a tutte e due, o a un'altra cosa.
Un uomo e i suoi occhi bianchi, ha un martello. Colpisce un vaso. Il vaso si frantuma. Un uomo e i suoi occhi rossi, si volta. -Mi pento di quello che ho fatto. Un uomo e i suoi occhi neri.
Ho incollato la parola "fissaggio" al pavimento di legno.
"TUMP" è il suono che fece la testa cadendo (e non rotolò neanche). I capelli si riempirono di polvere. "..." è il suono che fece la testa perdendosi (e non brillò neanche).
Anche tu, dopo due giorni ininterrotti di leccate sulla schiena, cominceresti a sudare allucinogeni.
Ti sto ascoltando. Non ti sto ascoltando. Ti sto ascoltando. Ti sto ascoltando. Non ti sto ascoltando. Ti sto ascoltando. Non ti sto ascoltando. Ti sto ascoltando. Non ti sto ascoltando.
Pensa. Pensa al significato delle consonanti. Alle loro presenze. Ma io le ho fatte cadere e si sono sparse e rotte. Mi aveva detto -Le tolgo dai miei occhi e le do a te. Io mi ero detto -Fidati.
Molte siluette di uomini e donne che crescono e decrescono, pulsano alla vita, si ammalano ma non guariscono. Piene di eccitazione. Piene di linee. Linee e linee per srotolare piani. Inutili come gioielleria per pianeti o il pericolo di caduta massi in salita.
Il mio voto non vale il prezzo che gli hai dato, e che hai insistito di voler pagare. Resta sempre molto bello, però. Avessi avuto il coraggio, avrei chiesto di più.
-Buongiorno, vorrei una sedia comoda per me e la mia coda. -Mi spiace, ma questa è una macelleria.

10 gennaio 2008

Caosmai

L'aria sta appesa e sfilacciata.
Il freddo è un gioco e il vento è la mossa dell'aria.
Come ogni decisione, non ha propriamente bisogno di sé.
Installata all'entrata del luogo che io sono, c'è questa porta girevole.
Tu, che ti ci diverti, giri, giri, giri.
Mai completamente fuori, mai veramente dentro.
E la tua seta è come pelle.
E il tuo monumento alla concupiscenza, un corpo.
La solitudine è ciò che hai solo tu, più degli altri.
La solitudine è ciò che parla di te, quando nessuno ascolta.