29 marzo 2009

Mi nascosi all'ombra d'una sagacia

Il cannibale sogna un'umanità glabra.

In pieno agosto,
a bordo del mezzo di trasporto pubblico,
La convinzione dell'umanista vacilla.

Danza d'accoppiamento tra spettatore e tv:
Lo spettatore ammaestra colesterolo ubbidiente.
La tv propone preservativi con intarsi maori.
Lo spettatore affigge la guida ai programmi
fuori dalla porta del salotto
e dal suo modellato scranno, secede.
La tv predica pozze catramose agli eteroformi.
Lo spettatore espia a mezzo carta di credito.
La tv placca in oro idoli dalla chiappa antonomastica.
Lo spettatore dispera dei propri cedimenti idraulici.
La tv dota lo spettatore d'un cervello coibentato.
Lo spettatore, occhi spalancati nella notte
cerbiatto d'autostrada, immobile a fari accorrenti
imbambolato e perduto, applaude.

(il seguente brano è tratto da: "I migliori racconti della tradizione favolostica")
L'uomo mangia l'uovo. L'uovo abbandona la cesta. L'uovo si fa strumento. L'uomo sbuffa. La linea dell'uovo è affilata, la ... dell'... è stilizzata. L'uomo è compiaciuto. L'uomo sceglie un angolo e si dedica alla vestizione. L'uovo l'ha scelto una puttana. Poi di nuovo l'uomo e l'uovo sono insieme, tutto viene registrato, regolato, vantaggiosamente per tutti. L'uomo fissa i piedi della bambola al pavimento con i chiodi. La bambola è narcisa poi recisa. L'uovo barcolla. L'elicottero antincendio supera la linea dell'orizzonte. L'ascesa dell'elicottero è uno sberleffo. La linea dell'orizzonte picchietta contro i vetri. L'uomo apre la finestra. L'uomo va in epistassi. La bambola si preoccupa della disinfezione. L'uovo previene la fibromialgia. L'elicottero sorvola un'impiccagione. L'uovo si tranquillizza, poi insubordina. L'uomo ripiana il debito verso la bambola con un'omelette. La bambola esplode. L'assenza di traffico proietta oscurità contro la strada vuota. Il semaforo solitario recita un'omelia di colore nella notte, inascoltato.

22 marzo 2009

La fine giustifica gli intermezzi

Io non credo che tu esista. Per quel che vale, non credo d'esistere neanche io. Potremmo essere semplicemente l'immaginazione di qualcosa nel mezzo. Questa rivelazione mi solleva da tutte le responsabilità, tranne quella di scoprire le definizioni nascoste tra le più piccole pieghe di questa creazione. Questa rivelazione è la causa che mi rende estranei, all'improvviso, gli oggetti familiari. Non avevo mai visto la serratura della porta di casa mia con questi occhi. E' per questo che vedo l'azzurro solo lungo i bordi di un tetto. E' per questo che non sento calore, ma solo bruciore di cento minuscoli graffi.

Ho provato subito disinteresse per il grande fuoco. Mi sono appassionato, invece, alla giovane scintilla. Con animo incerto ne ho seguito il percorso. Ho forse contribuito alla sua dissoluzione semplicemente osservandola? Io sapevo che le sarebbe bastato posarsi in un punto piuttosto che un altro per spegnersi velocemente o dar vita ad un nuovo baluginare di fiamme, che avrebbe aggiunto la sua lingua al rissoso ululare del grande fuoco. Sì, è meglio bruciare senza avere nessuno a casa che ti aspetti.

Un grande fiocco rosso per presentarsi.
Cielo freddo macchiato, panna a parte.
Corpo fasciato da stringhe nere e digrignare di zip tutt'intorno.
Piuttosto che il sole, disegnare finestre.
Un pube interrogativo.
Il mare è salato perchè le balene sono tristi.
Sì, ma una volta sollevato il velo di Maya, uno cosa deve fare? baciarla?
Obliterami l'anima.
L'altra notte m'ha fatto visita un succubus. Ora devo ristuccare le finestre.
Ofelia, oh Ofelia, ridi come noi ridicoli! T'offro speranza di gentile follia.
Il posto da cui escono le parole ha una porta di servizio.
Dopo, sentirsi un ghiacciolo cui hanno succhiato via l'amarena.
Se questi alberi potessero parlare, chiederebbero di fare un giro sulla ruota panoramica.

13 marzo 2009

E' facile smettere di spostare gli oggetti con il pensiero se sai come farlo

Esperimento n. 1: Scrivi ogni tuo pensiero su foglie di platano secche, con inchiostro nero, utilizzando una vecchia macchina da scrivere meccanica. Metti virgole in corrispondenza delle venature più grandi. Ricorda a memoria le parole che la fanno inceppare e inventa per loro un altro significato.

Esperimento n. 2: In una giornata di pioggia, trova un ombrello monocolore e aprilo. Impugna un paio di forbici e colpendolo follemente pratica dei fori nella tela. Esci a camminare, portandolo con te. Verifica miglioramenti negli episodi di soffocamento. Considera l'universo come una scatola di scarpe. Immagina una foglia di lattuga e sopravvivi.

Esperimento n. 3: Prendi la metro e siedi in uno scompartimento poco affollato. Cerca di incrociare lo sguardo di un altro passeggero. A cattura avvenuta, alzati in piedi e suona una fisarmonica immaginaria. Al termine dell'esecuzione fa un leggero inchino e, togliendoti il cappello, allungalo verso il tuo spettatore con fare questuante. Guardalo negli occhi con impazienza.

Esperimento n. 4: Afferra una frusta e falla schioccare con un colpo secco. Con la mano libera, brandisci una sedia in aria. Trova un fiore grande come la testa di un leone. Aprilo e infilaci la testa dentro. Ripeti l'operazione fino a quando non sia certo il tuo coraggio, oppure l'impollinazione.

Esperimento n. 5: Apri il frigorifero e tirane fuori un frutto per ogni tipo. Con un pennarello indelebile disegna su ogni frutto un volto, triste o allegro, e poi assegna a ciascuno un cognome evidentemente inglese. Componi una pièce teatrale in tre atti, con protagonisti i frutti stessi. Congegna l'opera in modo che si verifichino le seguenti scene:
- nel primo atto, un gruppo di arance finisce in prigione. Tutti coloro che le vanno a trovare non sanno cosa portare loro in dono.
- nel secondo atto, un kiwi muore durante un incendio. Il medico legale, nel referto alla voce 'causa del decesso', scriverà 'mancata estinzione'.
- alla fine del terzo atto, tutti i frutti intraprenderanno un viaggio senza ritorno verso un certo paese della penisola balcanica, di cui ometteremo il nome.

Esperimento n. 6: Scatta una foto a lunga esposizione. Quando la macchina fotografica ti chiederà: "Per quanto vuoi che tenga aperto il diaframma?", tu rispondi: "Per sempre". Al termine del tuo cammino, sviluppa la foto. Prendi coscienza del fatto che, per tutta la vita, non c'è stato che bianco. Bianco, bianco, rumore bianco / bianco, bianco, rumore bianco.

05 marzo 2009

Balla maledizione, balla

Sono stato steso in terra, aspettando che qualcuno mi vedesse.
(di lassù, a volte si cade in certe trappole gravitazionali)
Cercavo un rifugio per lo sguardo, senza abbracciare niente.
Guardare le stelle era come leggere il labiale dell'universo.
Che poi, è sempre bastato un altro paio di labbra, per.
Non che io fossi una persona priva di difetti.
(alieno? come alieno?)
Avevo, ad esempio, sette vizi bianchi e cinque neri.
Non mi era molto chiaro come potessi stare senza. me.
Come sapessi mettere la fantasia a modo di segnalibro.
Io, creatura semplice, fantasticavo di scalini di marciapiede per compensare.
Immaginavo di morire soffocato in una stanza colma di palloncini.
Fino al soffitto. L'estasi senza scampo di fronte all'immensità.
C'era ancora una voce per te, nei miei soliloqui.
Meccanici, forse. Tu accusandomi:
"Le nostre giornate insieme sono foto amatoriali, non lomografie."
Io, creatura semplice, mi interrogavo sui sentimenti delle mattonelle.
Di certe mutile, accanto al battiscopa, amputate al loro destino di riempitivo.
Io sarei dovuto essere la cifra rossa del tuo bilancio in passivo.
Io un posto ancora non ce l'ho.
Però.
Guardandola controluce, ho scoperto che la piramide delle mie felicità è capovolta.