29 dicembre 2013

Cosa ci facciamo col timo

Se le cose che dico a te potessero parlare, cosa direbbero alle cose che tu dici a me?
Del ballare adesso sulle macerie future.
Per l'idea ultimogenita non ho alcuna rupe.
Col titolo, ma senza le parole del titolo.
Di fronte al filtrare fuori delle cose dentro, la scelta: cauterizzare, o una cauzione.
Un giorno intero per incontrare una canzone. È lunga cinque minuti e dura tre secondi.
Chiacchiere senza bagaglio, labbra separatiste.

27 dicembre 2013

Sei così pelle

Giorni gelati al gusto filo delle cuffie.
Accordi alla chitarra scambiati per incidenti stradali.
Si scompare, e un modo di dire prende il nostro posto.
Le finestre sono introverse.

Dalla scatola del gioco al massacro qualcuno ha sottratto i dadi, non sappiamo più di chi sia il turno.

Uomo diedro manifesta familiarità con il bosco nero. Uomo diedro allunga la mano, ma la maniglia si scioglie via. Uomo diedro trova le porte apertechiuse secondo altre ragioni. Uomo diedro si tiene la carne in bassorilievo. Uomo diedro è siderofobico, uomo diedro ha la cosmopatia.

24 dicembre 2013

I forse che restano uguali

Una pigna sull'asfalto, senza i suoi petali di legno, schiacciata dalle auto che passano. Assomiglia ad un trilobite.

Cosa sono io? una stranoteca, uno stranoscopio, e uno stranonauta.

un orecchio contro la schiena. l'estrazione dei pensieri telegrafici, con domande come tenaglie. denti che strozzano altri denti. un gocciolio, raccolto con la lingua. vedersi stracciati. mancanze con la a davanti. parole dispotiche, a tradimento, a detrimento. tappi che non attappano niente. volevo essere il raccordo, il moltiplicatore, lo spettatore della divaricazione, il mare della tranquillità. non cercavo la perfezione, ma l'imperfezione che cancella tutte le altre.

03 dicembre 2013

Avverbi per future generazioni

L'universo sommerso d'acqua. E tu, al centro, perché ti piace nuotare. (ma l'universo si può sommergere?)

Il Dotto di Wharton era un uomo molto saggio. Aveva solo un difetto: a dare una risposta sciocca ad una sua domanda, si rischiava uno sputo in volto.

Capita di sentirsi come un tramezzino. Di quelli un po' menzogneri, con la farcitura tutta sul lato esposto. Di quelli con il peso mal distribuito, che si aprono come le ali di un disegno elementare. Che li addenti affamato, e ti trovi a masticare solo pane.

Da grande voglio essere il gelo del mondo.

25 novembre 2013

e mi correggi le emozioni da lontano

Ci è permessa una mossa alla volta. Vale anche in diagonale, e si può saltare il turno. Anche alle altre pedine è permessa un singolo movimento ogni turno. Si suppone che il gioco sia equilibrato, giusto? Sì, a meno di non essere paranoici. Quando tutte le pedine rincorrono te, i loro movimenti si sommano in una grande, ingiusta, mossa avversaria.

Quanta la vergogna provata dal blocco di marmo grezzo, al momento di entrare nell'atelier del famoso scultore. Come non sentirsi tutti quegli occhi bianchi di statua puntati addosso? Era l'ultimo arrivato, qualcosa che non era nemmeno un corpo. Ne aveva sentite tante di storie. "Non ti preoccupare, erano così anche loro". "Bisogna pur partire da qualche parte". "Lo scultore è colui che sa tirare fuori la scultura che è già dentro la pietra". Si chiedeva quale scultura ci fosse dentro di lui. Se fosse stato in grado di rimanere immobile durante i colpi di scalpello. Sentiva il rossore della vergogna salire verso la superficie. Diventava marmo rosa.

24 novembre 2013

L'interpretazione dei fondi di magazzino

É notorio l'effetto per cui ripetere troppe volte una parola la rende strana alla mente, dismorfica. Mi succede con la parola 'grembiule', ma mi basta ripeterla una volta sola.

Se non fossero state le scimmie, a diventare noi, sarebbe toccato agli orsi.

Consuma pure tutti i colori che vuoi, tanto paga Pantone.

Andare in un supermercato a due piani. Salire al secondo piano. Guardare in giù, verso il primo piano. Vedere i corridoi di scaffali come un intestino, che digerisce le vite degli altri. Che scompone chimicamente quello-che-vogliamo, quello-di-cui-abbiamo-bisogno, quello-che-possiamo-permetterci. Riscendere le scale mobili, essere inghiottiti.

23 novembre 2013

Col tuo malestare

Se la materia fosse una macchinazione della nostra immaginazione, avrebbe solamente due stati. Solida, quando immobile e connessa a se stessa, e gassosa, quando mobile e in continuo allontanamento. Chiedendoci come sarebbe uno stato intermedio, immagineremmo una mistura eterogenea di solido e gassoso, come rocce frizzanti e pietre con le bollicine. Così noi ci immaginiamo, agglomerati di stare soli, costellati di particelle di stare insieme. Se una relazione non fosse una immaginazione, potremmo riempirla e prenderne la forma con questa cosa che abbiamo. Placidi, come i laghi dentro ai vulcani.